mercoledì 20 maggio 2015

Punti di smarrimento

Da piccola mi spaventava l'idea di smarrirmi.
Ora non ho più quella paura, ma ho mantenuto, quella sì, la capacità di perdermi. Avere il senso dell'orientamento di una statua di sale mi aiuta, certo, ma a questo aggiungo una certa inclinazione all'autosuggestione: anche se sto percorrendo strade ormai familiari e quotidiane, basta che tolga la marcia e lasci andare i pensieri in folle, ripetendomi che no, quella curva non dovrebbe esserci e, no, quel negozio era da un'altra parte, qui non ci sei mai passata, mai passata, mai passata, e insistendo pazientemente contro le più naturali resistenze, riesco ad avere la sensazione di essermi persa.
Avere il tempo di perdersi, di girare senza scopo, tra vicoletti scelti a caso, confondendo la luce fragile che precede di poco il tramonto con quella morbida del primo mattino, girare, girare, perdersi, sentire senza ascoltare nulla Poi le spese andranno riviste con l'amministratore se si decide di Lascio la bici fuori dal cancello il tempo di Mia cugina si è sposata in marzo ed era Com'è andato il compito di greco Gli ho fatto capire che non sono il padrone ma solo Ha due anni, è ancora piccolo, ma riesce già a Scongelato il minestrone per stasera Ti ho già detto che non la conosco Dovrebbe arrivare tra tre minuti, perdersi, non pensare, togliere l'orologio, staccare il telefono, scegliere strade a caso, mancherebbe qualcuno che mi mettesse una benda sugli occhi e mi facesse girare, girare, girare su me stessa, come quando si giocava a mosca cieca, per dire addio anche agli ultimi punti di riferimento.
Perdersi.

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