lunedì 19 novembre 2018

Un cane, tra coscienza e istinto

"Le bambole avevano fatto il loro corso, se capisce cosa intendo dire. Così chiesi se avessi potuto avere un cane. Nel chiederlo mi resi conto che per la prima volta, ma non sarebbe stata l'ultima, per la prima volta avrei sentito la responsabilità non solo dei sentimenti di chi mi avrebbe fatto il regalo, con l'eterno dubbio su quale dovesse essere la giusta espressione di riconoscenza, la giusta dose di sorrisi e gratitudine, anche di fronte a qualcosa di indesiderato. Per la prima volta avrei sentito la responsabilità non solo dei sentimenti di qualcuno, ma anche del regalo. Ne avrei avuto le capacità? Oscillavo tra istinto e coscienza.
Ma furono pensieri che non ebbero la possibilità di concretizzarsi: uno dei fondamentali nella mia famiglia prevedeva, ma prevede tutt'ora, che non si dovrebbe prendersi un cane se non si ha lo spazio, e ancor più dello spazio, se non si ha tempo da dedicargli".
"Lei non aveva spazio? Mi ha detto che vivevate in una casa grande..."
"Il tempo, vede, non si dovrebbe prendere un cane se non si hanno tempo e sentimenti da dedicargli. Ora proceda pure, partendo dal cane, con metodo induttivo".

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