venerdì 24 gennaio 2014

Parlavo con te dentro la mia testa

Fino a un paio di settimane fa, il meteo si era bloccato su uno stato di pioggia permanente, quella pioggia che cade dritta e inesorabile e che, nel guardar fuori dalla finestra a qualsiasi ora del giorno, mi faceva temere di essere finita dentro a Blade runner. In effetti, a onor di precisione, mancherebbero solo cinque anni al 2019, tant'è, l'idea di dover uscire sotto quell'incessante riversarsi di acqua mi faceva quasi desiderare di essere un replicante. E, dopo questo, o forse contemporaneamente, il secondo pensiero che mi partiva era una malinconia che in fondo è come l'umidità, ti entra nelle ossa, e ce ne vuole di sole per asciugarla via. Così, in questo stato saturnino di bile nera, pensavo che una delle cose che più mi annichilisce, nel confrontarmi con qualcuno, è il non poter condividere parole: frasi, libri, brani, racconti. Star lì con una successione di vocaboli di fronte, che il demiurgo di turno ha scelto e ordinato in modo tale da far stringere lo stomaco per la meraviglia. Condividerla con qualcuno. Incontrare in quel qualcuno l'indifferenza olimpica. E desiderare di urlare
That is not what I meant at all;
  That is not it, at all
possibilmente sotto la pioggia.

giovedì 9 gennaio 2014

Il mio amico George (4)

L'ordine è energia, mi disse un giorno Inchesenso. Era il periodo in cui vestiva solo di colori primari, per costringersi alle cose semplici, fondamentali, più facili da riconoscere, catalogare e, per l'appunto, ordinare. Fino a qualche giorno prima si concedeva una porzione di caos, convinta che la portasse ad essere creativa. Poi è sopraggiunto il problema energetico, dovrò intraprendere questa crociata contro l'entropia.
Ne parlavo con George, perché lui è un eccentrico che ama intavolare conversazioni grottesche. Ma è un eccentrico a modo proprio (come dev'essere un eccentrico), è uno che tra una poltrona comoda e una poltrona di design comprerebbe quella comoda. Non solo per sé, ma anche per i propri ospiti.
"Ah, l'ordine...", mi disse guardandomi fisso. A volte sembra voler squadrare le persone dall'alto al basso, cosa che, forte del suo metro e ottanta e qualcosa, potrebbe anche tentare di fare. In realtà non è così, lui le guarda attraverso, il che è ben differente. Il fatto che nel farlo rimanga in silenzio può mettere un po' a disagio, o può far credere di avere una macchia sulla camicia, ma basta abituarsi. "Ti serve? Guarda che poi non potrò fare nulla per consolare i tuoi momenti di felicità. Non potrò nemmeno dirti che sono solo passeggeri". E io non ho potuto ribattere.