martedì 20 ottobre 2015

Non suonarla ancora

Suonava note che erano parole, e trapassavano indifferenti lo sterno, irridendolo. Il tono sommessamente minore rendeva quella musica un concerto per ricordi e risacche, per memorie stropicciate, immerse nei vapori di un crepuscolo d'autunno.

giovedì 8 ottobre 2015

Acciaio e diamante

Bisogna chiudere gli occhi per sentire che la notte ha un odore che è freddo e sa di acciaio. Non la sera, ma la notte.
Bisogna camminare di notte, quando ogni rumore sembra frutto della suggestione, quando i lampioni si chiedono per chi stiano illuminando il nulla, per chi stiano proiettando ombre metalliche che nulla hanno a che spartire con quelle lunghe e affusolate del calar del sole.
La notte ha un odore di acciaio, che dura fino a che l'orizzonte, con eterna pazienza, rimette insieme i cocci e partorisce un filo di luce adamantina.

martedì 6 ottobre 2015

Nuove frontiere dell'umana astuzia

Le palestre, così come gli autobus, i supermercati, le poste, e molti altri luoghi frequentati da una multiforme umanità, offrono spesso lo spunto per riflessioni di natura antropologica: cinque minuti in uno qualsiasi di questi posti sono sufficienti per abbozzare i primi tratti di un quadretto in grado di rappresentare aspetti sociali e psicoevolutivi di quel curioso primate che è l'Homo sapiens.
Stasera, in palestra, ho visto una tipa che ha avuto la brillante idea di regolare l'altezza della sella della cyclette su cui stava pedalando dopo esserci salita sopra. E con questo non intendo che ci sia salita, si sia accorta che l'altezza non era adatta a lei, sia scesa e l'abbia regolata. Nossignori, nulla di tutto ciò. O meglio, parte di. È salita, si è accorta che la sella non era regolata in modo corretto e, rimanendo seduta su quella stessa sella, ha tirato la manopola che fa scorrere l'asta regolata. Risultato? Un tonfo improvviso, alcuni sguardi incuriositi, e io che mi chiedo come sia possibile che non ci siamo ancora estinti.

giovedì 1 ottobre 2015

Il mio amico George (21)

Adoro non reggere l'alcol. Mi basta una birra media, neanche tanto forte, e già parole e pensieri si fanno meno energici e convinti. George lo sa, e credo sia per questo che l'ultima volta che ci siamo visti ha aspettato che la mia Triple Diamond fosse quasi finita prima di raccontarmi che

"Di', te la ricordi **** ?"

Se me la ricordavo... I miei pensieri saranno anche stati rallentati, ma un riflesso era partito immediato, facendomi sperare che non avesse provato a cercarla ancora, visti i tempi di disintossicazione che poi, lo conosco bene, sarebbero seguiti.

"Sì, ho provato a chiamarla, ma c'era solo la segreteria. E ho lasciato che andasse, pur senza dire nemmeno una parola. Stavo solo trattenendo il respiro, e intanto pensavo che, andiamo!, so che ci sei, premi quel tasto e rispondi, su, limitati a mentirmi dicendomi qualsiasi cosa, anche chiacchiere senza senso, andrebbero bene anche quelle. Come faccio a comportarmi come se nulla fosse, potresti chiedermi, e se me lo chiedessi, beh, forse ti direi che porto con me una serie di battute già sperimentate, per simulare tutte le risate che metto assieme alla meglio. Ma non sono io. Io mi sento piuttosto come un incidente rivisto al rallentatore, e mi perdo nei cerchi che il bicchiere del caffè lascia sul tavolo, sull'alito che appanna il vetro se mi avvicino alla finestra".