giovedì 24 novembre 2016

Ritornare

Dopo i saluti, dopo gli auguri, e ancora dopo i saluti e gli a presto, restò un silenzio crepuscolare. Sembrava che ciascuno, nel fare ritorno al proprio verso dove, si fosse portato via una piccola luce, una cosa minuta, ciascuno la propria, e ciascuno l'avrebbe portata fino a casa, perché tutti avevano un luogo da chiamare casa.


lunedì 21 novembre 2016

Il mio amico George (27)

"Immagina un madonnaro che provi a disegnare qualcosa sotto la pioggia: da un lato lui e i suoi ingenui gessetti colorati, dall'altro acqua che scroscia torrenziale. È così, il mio cervello, quando sono sotto la doccia. Dovrei viverci, sotto la doccia, sai: non riesco a ragionare su alcunché, come se quel getto che scende lavasse via sul nascere ogni tentativo di pensare a qualcosa, qualsiasi cosa, seria, ridicola, triste, vera, irrealizzabile... Tutto diventa liquido e scorre via, ogni ricordo, anche quelli belli, che a volte sono i più pesanti".
Non so contraddirlo.
"Dovrei viverci, sotto la doccia. È un buon antidoto. Anche se, a ben guardare, non sono sicuro di saper dare il nome al veleno".


lunedì 14 novembre 2016

Un incredibile talento

Lo suonava, il violino, come se gli parlasse.
Sembrava una cosa tra loro due. Che poi ci fosse o meno qualcuno ad ascoltarli, quello era del tutto irrilevante. Irrilevante per loro, dico. Perché per colui a cui capitava la fortuna di esserci, lì, presente, mentre quei due si parlavano, la cosa non avrebbe potuto esserlo, irrilevante.
Lo suonava, e sapeva risvegliarti una nostalgia sottilissima, uno spiraglio malinconico, la nostalgia di ciò che avresti sempre desiderato, magari senza neanche saperlo.

Sarebbe stato ingiusto che gli chiedesse Suonami la stessa cosa, ma al pianoforte. Perché lui, col pianoforte, mica sapeva parlare. Non sarebbe stata la prima, lei, ad avanzare una richiesta simile. E lui avrebbe voluto, tutte le volte in cui gliel'avevano chiesto, in quei momenti più che in qualsiasi altro, avrebbe voluto barattare il proprio incredibile talento per il violino con un minimo di abilità nel percorrere quei pochi tasti contrastanti.

Sarebbe stata ingiusta a chiedergli di suonare il pianoforte. Sarebbe stato un errore, per lui, desiderare quell'iniquo baratto.

martedì 8 novembre 2016

L'incrocio, la casa, la chiesa, la borsa

Se avesse avuto un'anima, in quel momento gli si sarebbe sfondata. Accartocciata. E forse ce l'aveva, una di quelle che li passano, i metal detector, senza farli suonare.
Gli si sarebbe sfondata come una scatola di cartone, vuota, sotto i colpi di uno stivale. Si sarebbe accartocciata, sotto i colpi delle parole, parole che nominavano oggetti, parole accessorie, evitate le parole che non siano essenziali, avrebbe detto, fate silenzio, avrebbe pensato, io chiuderò la bocca, e lo stomaco, così sarebbe scappato più agevolmente, o comunque sarebbe scappato, in qualche modo, per correre là da dove poi avrebbe avuto modo di scappare, solo colmate un'ultima volta il bicchiere, pieno, ma che non una goccia scivoli dal bordo, che non una goccia righi il vetro.


domenica 6 novembre 2016

Let go

Lasciami andare, non lasciarmi andare, lasciami andare, se non lo fai continuerò ad aver paura che mi lascerai andare, non lasciarmi andare, ho il terrore di muovermi, là fuori, lasciami andare, lasciami andare, lasciami andare, non farlo

sabato 5 novembre 2016

Succede il silenzio

Li noti, i contrasti?
Se, trascorse giornate e parole e rumori e telefoni e clacson,
ti parlassi

o se, dopo voci e squilli e trambusto,
se lasciassi
succedere
il silenzio
dopo lo strepito e le chiacchiere
che giudicano o assolvono
se succedesse, dico,
il silenzio

lo noteresti, il contrasto?

Esisto in ordinarie differenze
Mi risveglia il segreto silenzio che fa compagnia