lunedì 28 marzo 2016

L'errore a metà

"Quando dico che difficilmente un errore lo si fa da soli" mi apostrofa George senza tanti preamboli,"non sto cercando il modo per rovesciare parte delle mie responsabilità su qualcun altro. Quando dico che spesso per commettere un errore è più facile essere in due, dovresti capire che sto tentando di assumermele, quelle responsabilità, che fino a ieri mi erano precluse."

mercoledì 23 marzo 2016

Né carne, né pesce, né tofu

Pare che quell'alpino del Rigoni Stern dicesse che la volgarità di un'idea si misura dal suo bisogno di proselitismo.
Che lui abbia o meno detto questa frase, non potrei dimostrarlo. Posso però condividerla.
Non sopporto il proselitismo, nemmeno (o soprattutto) quello fatto sul piatto dove sto mangiando. E invece ormai sembra che non si possa che essere o vegani fondamentalisti o carnivori sfegatati.
Evidentemente il caro vecchio ama e fa' ciò che vuoi non può essere applicato al campo alimentare, nossignori, i mangiacadaveri e le insulse caprette cercheranno di convincersi a vicenda della stupidità connaturata a una scelta che andrà necessariamente rivista il prima possibile.
Il Giusto sta nel mio tofu, o nella mia fiorentina, purché sia nel mio, manco fosse una guerra di religione.
Sabato ho risposto con l'acidità di un succo gastrico a un vegano che proponeva di distribuire volantini anti-carne per le case. Gli avrei risposto con la stessa cattiveria se avesse voluto distribuire volantini pro-bistecche.
Poi ho letto la frase di Rigoni Stern e ho dato una motivazione alla mia reazione poco accomodante.

PS: ho volontariamente ignorato i vegetariani, dal momento che credo che in questo clima estremo non abbiano più alcuna ragion d'essere, quasi fossero un'insulsa via di mezzo. Né carne, né pesce, se mi è consentita l'involontaria boutade.

lunedì 14 marzo 2016

Suonati stonati

Riusciva ad apparire arrogante già del modo di stare seduto.
Poi prese il telefono e cominciò, con un tono di voce inutilmente elevato, una lunga chiacchierata nella quale sottolineò almeno un paio di volte al proprio interlocutore la sicurezza con cui poteva esprimere un'opinione sull'argomento in questione.
Capirai, ho quarantacinque anni suonati, vorrei vedere se non...
E, sì, mi sarei volentieri alzata per avvicinarmi al suo sedile, gli avrei messo una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione e l'avrei invitato a interrompere la telefonata, solo per un minuto, una cosa veloce, giusto il tempo di spiegarmi come li aveva suonati, questi quarantacinque anni, se si trattava di quarantacinque anni suonati o stonati.
Ovviamente preferii rimanermene seduta, a guardare dal finestrino le onde che il vento disegnava sui campi lucidi di frumento verde.

giovedì 10 marzo 2016

Tutto come se nulla fosse

Un giorno, ero al mare, conobbi un professore di matematica, un tizio stravagante, non era sposato ma girava con la fede al dito perché così vengo lasciato in pace. Avrei voluto, ridendo forte, ribattere qualcosa che sgonfiasse un po' un ego così ingombrante, ma alla fine pensai che chissenefrega, se non era di ingombro a lui, non avrei certo dovuto essere io l'addetta all'ego altrui.
Non ricordo con che concatenazione di argomenti, arrivò a dirmi che passare da un problema al suo duale può essere vantaggioso, ma può anche non esserlo. Se il problema di partenza appartiene allo spazio di Hilbert, il duale sarà ancora nello spazio di Hilbert, così non guadagno né perdo nulla. E poi mi parlò, mi pare di ricordare, di una costante di difficoltà, così la chiamò, data dal prodotto tra le difficoltà di un problema e del suo duale.
Ma non so come si faccia a quantificare la difficoltà di certi problemi, e allora non so se abbia senso guardare ai bicchieri mezzo pieni dalla parte dell'acqua, così tranquilla e soddisfatta perché saldamente contenuta.