martedì 15 maggio 2012

Quasi quinare Kundera

Ovvero, l'insostenibile leggerezza de L'insostenibile leggerezza dell'essere.
A volte ho l'impressione di vivere improvvisando. O forse "improvvisare" non è il verbo più corretto. Forse dovrei dire che ho l'impressione di stare temporeggiando a tempo indefinito. In effetti l'improvvisazione dovrebbe essere la condizione di default. Mi sta bene il faber suae quisque fortunae, ma ho paura che il più delle volte siamo immersi in un sistema caotico dove le farfalle newyorkesi sbattono le ali con frequenza e intensità completamente casuali, per cui tocca trovare soluzioni e direzioni estemporanee.
Del libro di Kundera, di cui tutto, o quasi, si può dire, tranne che sia leggero, un concetto mi è sembrato relativamente limpido, forse perché spiegato in modo particolarmente esplicito: quello dell'Einmal ist Keinmal, ciò che avviene soltanto una volta è come se non fosse mai avvenuto.
Ma non sono sicura di essere un attore che entra in scena senza aver mai provato, e che quindi improvvisa. Mi sembra di andare oltre, di non riuscire nemmeno a improvvisare, ma di trovarmi a temporeggiare. Sono coincidenze quelle che costellano il quotidiano, o sono avvenimenti completamente fortuiti ai quali sento il bisogno di dare un ruolo in modo che necessariamente entrino a formare un quadro?
Forse dovevo esercitarmi di più con le storie a bivi di Topolino, da piccola.