lunedì 21 ottobre 2013

Un sottile dispiacere

Mi preoccupa che tutto debba evocare emozioni. Un'automobile, un biscotto, un diffusore per ambienti, un caffè... Io non chiedo a queste cose di emozionarmi, chiedo loro semplicemente di trasportarmi, farmi fare colazione, profumarmi il soggiorno e convincermi che mi passerà un po' di sonno, rispettivamente. Ma non voglio che mi emozionino. Già mi ritrovo a desiderare di arginare il dilagare delle emozioni che scaturiscono da persone e situazioni, ci mancherebbe solo che ne uscissero anche dagli oggetti.
A volte ho la sensazione di non riuscire a spiegare stati semplici solo perché non ne ho la chiave di interpretazione, come se, per esempio, non conoscessi alcuni termini del vocabolario tipo interdetto o malinconico o annichilito, e io in quel momento fossi proprio interdetta, o malinconica, o annichilita, ma non sapessi come dirlo a meno di uno sforzo verbale relativamente enorme.
A volte ho, sì, la sensazione che sia il concetto stesso di emozione a sgretolarmisi tra le mani, e che io non possa decidere o intervenire o impedire che accada in alcun modo.
A volte, tipo adesso.
Meglio che vada a farmi una doccia, sperando che il bagnoschiuma non debba emozionarmi anche lui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

io ho fatto uno sforzo enorme per leggere "sgretolarmisi". fidati, meglio avere un bel vocabolario per leggere tante sfumature.

A volte mi chiedo cosa farei se i miei faber castel, invece che 60 (pochi), fossero 20 (inaccettabilmente pochi)

Ginger Dalloway ha detto...

merci