lunedì 23 luglio 2012

La linea gialla

Nella mia personale classifica della sgradevolezza, un posto di sicuro riguardo è occupato da quelle situazioni in cui una persona semisconosciuta cerca di intrattenermi nella convinzione di volermi spiegare una cosa che a me dovrebbe interessare particolarmente, e sulla quale io evidentemente desidererei senz'altro essere illuminata. Ulteriori punti di fastidio vengono ad aggiungersi nel caso la persona in questione accompagni il proprio straparlare con quella malsana abitudine che prevede di toccare l'avambraccio del proprio interlocutore, che sarei poi io, magari dicendo un lascia che ti spieghi al quale il mio sistema simpatico dovrebbe rispondere da par suo, richiamo d'emergenza di sangue ai muscoli, peli rossi dritti, tensione muscolare e battito cardiaco pronti al picco di massimo e via, attacco o fuga, e sarei anche disposta a rinunciare alla prima opzione, perché in questi casi l'unica risposta veramente salvifica è la ritirata, dignitosa o meno, non è importante. E invece, nonostante la natura ci abbia forniti di questo e di altri lati animali, le convenzioni e l'educazione e le abitudine e innumerevoli e riprovevoli inibizioni ci portano a comportarci in modo completamente diverso dall'opportuno, e a una provvidenziale fuga preferiamo una serie di imbarazzati sorrisi di circostanza accompagnati da vari eh sì nei quali ci sforziamo di inserire un'intonazione che trasmetta la nostra voglia viscerale di interrompere la conversazione ma, vuoi perché nel frattempo siamo troppo presi a convogliare tutta la nostra volontà a livello di muscolatura facciale per mantenere un'espressione amichevole, vuoi perché l'interlocutore è del tutto assorbito ad ascoltare il suono della propria voce per prestare attenzione a qualsiasi altro evento circostante, la conversazione prosegue per tempi indefiniti.


In farmacia, striscia gialla per terra a segnalare la distanza di cortesia da mantenere quando non è ancora il proprio turno. Una di quelle cose che dovrebbero essere così scontate da non richiedere tali apparenti vezzi da interior designer, ma così è. Aspetto, nel frattempo due farmaciste seguono due clienti. Uno dei due, un non giovanissimo biondo allampanato in maglietta e pantaloncini corti che vedo solo di spalle, parla particolarmente sottovoce. Penso che stia chiedendo consigli e pareri su problemi evidentemente delicati e mi sforzo ancora di più per distrarmi leggendo la lista dei test delle intolleranze che si possono richiedere, stando ben attenta a distrarmi anche da questa distrazione, sennò comincio a sentire tutti i sintomi, quindi provo a distrarmi buttando l'occhio sulla scansia dei solari e poi su quella adiacente dei prodotti per neonati e poi... Insomma, la distrazione ricorsiva svolge al meglio il proprio test per il latte compito, riesco a non sentire quello che il biondo anti UVA non giovane sta chiedendo test per le farine con un riserbo d'altri tempi crema mais e tapioca, cos'è la tapioca?. Sono affari suoi, non test per i lieviti voglio sentire doposole nutriente all'olio di tapioca. Se non che  ad un certo punto test per il cioccolato, pur senza volerlo, sento che dice che Sono tutti succubi della Merkel, al che chissenefrega del test per il caffè o della tapioca, voglio riuscire ad ascoltare tutto, maledetta striscia gialla. E mi accorgo della faccia sofferente e del sorriso tirato della farmacista, poveretta, che non sa come uscirne viva. E lo spilungone che persevera, che Basta che la Merkel dica una cosa e son già tutti in ginocchio, tutti con questa paura della Germania. Mi aspettavo un è ora di finirla!, ma mi rendo conto che sono esigente. Qui la povera donna ha avuto una reazione sbagliata, anzi, direi la reazione sbagliata, e ha provato a far ragionare il Churchill della bassa padovana facendogli notare che in fondo non siamo in una situazione che ci consenta di essere noi a imporre condizioni. 
Quanta ingenuità, quanto dilettantismo da parte sua, quanta delusione da parte mia, quanto rinvigorimento da parte del logorroico cliente. Ognuno insomma aveva il proprio ruolo, e ormai lui s'era calato anima e corpo nei panni della guida.
Ma noi siamo Italiani! E noi Italiani una cosa abbiamo nel nostro patrimonio genetico: l'America, l'abbiamo scoperta noi. E dovrebbero ricordarselo. Siamo stati noi, con Colombo.
Ormai la stupida striscia gialla poteva anche fare a meno di esistere, tanto il tipo s'era talmente infervorato che probabilmente lo sentivano anche al di qua della striscia i clienti dell'altra farmacia, quella a dieci minuti a piedi.
Quindi ora credo di poter dire che c'è del sangue di Colombo che scorre nelle mie vene, che tra le mie doppie eliche ci sono pezzi non di America, ma di scopertadellamerica, e credo anche che ci sia un qualche centinaio di milioni di persone che non mi hanno ancora ringraziato, ma sarebbe ora che qualcuno glielo dicesse che se non fosse per noi, loro sarebbero ancora là ad aspettare che passi qualcuno a venirli a scoprire, a non sapere che farsene di tutto quel mais se non c'è neanche un cinema, e a chiedersi che scopo abbiano mai i tacchini, dato che non ci sarebbe un giorno in cui ringraziare.


Quando sono uscita, lui era ancora dentro che ammaestrava la farmacista.
Scusateci, tacchini.

1 commento:

Lamarta ha detto...

Riconosco la situazione, vissuta in un altro set: ieri in banca, seduta dietro alla vituperata striscia gialla, ho passato 10 minuti a far girovagare lo sguardo dappertutto pur di evitare di incrociare quello del guru di turno. Ammaestrava la folla sulla necessità di firmare per il nuovo referendum, spiegando che i politici "hanno nel DNA" la predisposizione al furto. Il genoma, che mistero!