martedì 27 novembre 2012

Madeleine a 56k

Qualche giorno fa mi è capitato di sentire, proveniente da non so quale porta di chissà quale ufficio, un rumore che assomigliava straordinariamente a quello che faceva il mio vecchio modem a 56k quando, acceso il pc, cercava di stabilire una connessione con la rete. Il rumore mi è giunto inaspettato e mi ha risvegliato ricordi di una dozzina di anni fa, fatti di cavi, di connessioni lente, di pc condiviso con Lamarta, di non mettere allegati troppo pesanti nelle mail ché poi mi pianti tutto, e di svariate altre piccole cose.
Non ero legata in modo sentimentalmente importante a quel modem, per cui il risveglio dei vari ricordi che il rumore ha provocato non mi ha scombussolata particolarmente. Però ho pensato a quanto sia difficile, forse impossibile, mettersi al riparo da quegli eventi che possono scatenare epifanie o memorie che si credevano lontane o si speravano sepolte.

Ho letto tempo fa che, in un esperimento di laboratorio, si è impiantato un elettrodo nel cervello di una cavia. L'elettrodo, in seguito alla pressione di un pulsante sistemato dentro la gabbia dove si trovava la cavia, stimolava dei recettori dopaminergici cerebrali implicati nella ripetitività e nel piacere. Morale: benché nella stessa gabbia fossero presenti anche cibo, femmine e distrazioni varie, la cavia passava il proprio tempo solo a premere il bottone, morendo di fame.

Volevo continuare a pensarti in modo da perdere tutto il resto, credevo di aver trovato l'equivalente del pulsante della cavia, anche se si trattava di quello legato alla nostalgia e alla mancanza. Avrei voluto che diventasse abitudine, in modo da non subire più la madeleine inaspettata.
Ho ottenuto solo che mi manchi, quando ti penso.

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