mercoledì 14 novembre 2012

Uno e treno

Stavo pensando all'idea di  perfezione. Senza cercare di far filosofia spiccia, una cosa perfetta è, in buona approssimazione, una cosa completa, che ha raggiunto il proprio scopo (e fin qua basta un po' di etimologia), e tale per cui niente di simile, nel senso di riconducibile alla stessa sfera di appartenenza, potrebbe essere migliore.
Da qui al cercare un esempio di qualcosa di perfetto il passo è stato breve, e dato che stavo guardando fuori dal finestrino e mi sentivo particolarmente lirica, mi son chiesta se la natura (non la Natura, la natura) potesse essere definita perfetta. Credo di no. Perfettibile, questo sì, essa stessa ha pensato bene di continuare a migliorare evolvendosi. Quindi si può pensare che sia intelligente (forse sto parlando della Natura, non della natura)? In effetti una delle definizioni di intelligenza riguarda la capacità di un essere, appunto, intelligente di adattare sé al mondo e il mondo a sé, e dato che la natura è il mondo, beh, chi meglio di lei può adattarsi a sé stessa? Ma se è perfettibile e non perfetta, allora ha ancora degli aspetti sbagliati, o che comunque necessitano di essere modificati, alterati, se non addirittura eliminati ed estirpati. Tipo, per fare un esempio facile, quei quattordici miliardi di piedi che ogni giorno pestano e gravano sul sistema natura - mondo - processo di perfezionamento in atto nonostante. Nonostante i quattordici miliardi di piedi, intendo, e sia chiaro che quella dei piedi è una sineddoche. Perché se si prende un sistema già di per sé stesso non perfetto, che è lì che si arrabatta da milioni di anni per raggiungere l'Equilibrio Supremo, e gli si mette dentro il P-sapiens (dico P perché non so di quanti sapiens possiamo fare sfoggio, ormai. Ah, per precisione matematica, P appartiene all'insieme dei numeri razionali), il sistema non solo non sarà perfetto, ma nel giro di poco tempo sarà messo parecchio male.
Le cose vanno peggio solo se il P-sapiens viene inserito non in un sistema "non perfetto ma in continua evoluzione verso il perfezionamento", ma in un sistema "non perfetto e appagato e statico".
Le ferrovie italiane, sempre per limitarsi a esempi facili, rappresentano un sistema di questo tipo, anche se qualcuno potrebbe obiettare che statico mica tanto, ma cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno. Ora, se nel sistema ferrovie italiane si inserisse un rappresentante della categoria P-sapiens che, per ragioni che la ragione non può comprendere, decidesse di alzarsi una mattina e di sfondare un passaggio a livello, beh, il sistema di partenza ne risulterebbe molto indebolito. Ma la debolezza può essere dovuta al fatto che il sistema stesso origina dal P-sapiens? Secondo me no. Secondo me se anche tutta l'organizzazione e le infrastrutture ferroviarie italiane fossero state messe lì da mano divina, perturba il sistema con l'uomo e - zac! - è già troppo tardi.
E tutto mi diventa un po' quasi triste come quei fiori e quell'erba di scarpata ferroviaria che anni fa mi piacevano tanto.

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