domenica 18 novembre 2012

L'ansia da bacinella

E così, vuoi perché un po' me l'ero promesso come premio nel caso fosse andato in porto un progetto a cui tenevo, vuoi perché certe cose se non le fai da adolescente le fai dopo ma prima o poi le devi fare, alla fine mi sono fatta fare il piercing sull'elice, contravvenendo peraltro a quanto avevo scritto qualche post fa sul fatto che sì, bello, ma ho paura.
Le (finora) uniche reazioni schifate sono state quelle de Lamarta e di mia mamma. Quest'ultima, in particolare, accusandomi di aver ormai smarrito qualsiasi forma di giudizio, mi rinfaccia tutti i pianti che facevo da piccola quand'era ora di fare un prelievo all'ospedale, per non parlare di quella famosa volta in cui "avevi tre anni e ti eri presa l'influenza e continuavi a vomitare e l'unico modo per farti smettere era farti un'iniezione e ci siamo messi tuo papà ed io a provare a fartela alle due di notte con te che non volevi star ferma e io che pure avevo la febbre e tu che piangevi che non volevi l'ago e sì che non erano mica gli aghi di una volta che quelli sì che facevano male e mi è toccato bucarti due volte perché non stavi ferma e adesso mi arrivi a casa con queste cose e ..."
Le avrei spiegato che allora avevo tre anni, e che in genere adesso anche quando vado a fare un prelievo non mi divincolo sulla sedia urlando e chiamando aiuto, anche perché rischierei un'iniezione di sedativo.
Però mi son messa a ripensare a quand'ero piccola e mi ammalavo. L'immagine più terribile? Non l'incubo che facevo quando avevo la febbre alta (e che faccio tutt'ora, sempre quello, anche adesso che come anni c'è un ordine di grandezza di differenza). L'immagine veramente raccapricciante era quella della bacinella. Sì, la bacinella che veniva messa a fianco del letto quando sentivo che avevo nausea, e mia mamma temeva che non sarei stata abbastanza svelta da raggiungere il bagno. Ho sempre avuto il terrore di vomitare, e quella bacinella mi faceva ansia, mi guardava, io guardavo lei, e ne avevo paura, e lei mi diceva Lo sai bene perché sono qui, per cui mettitela via che stanotte va così, e magari poi la notte passava liscia e io mi svegliavo la mattina con 39 di febbre ma con lo sguardo del guerriero ferito ma indomito che sa che il peggio è passato.

A pensarci, era un po' lo sguardo che ho rivolto alla farmacista che mi ha bucato l'orecchio.

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