lunedì 24 settembre 2012

Repetita

Questo fatto è successo per lo meno tre anni fa, e senza un motivo apparente mi è tornato alla memoria in questi giorni. Ero in autobus, mattina, un po' prima delle otto, quindi l'orario di picco degli studenti, e in questo contesto ho assistito a una conversazione che aveva del grottesco: a una fermata sale un ragazzino che si accorge che tra la gente aggrappata alle maniglie c'è quello che si sarebbe poi rivelato essere un suo compagno, o un suo amico, o quel che fosse, fatto sta, i due si conoscevano. Il secondo dei due, che d'ora in avanti verrà identificato con il soprannome da me coniato di "Auricolari", ha, per l'appunto, gli auricolari nelle orecchie. I due ragazzi si vedono, si salutano con un cenno vagamente annoiato e senza traccia del minimo movimento da parte di qualsivoglia muscolo facciale. Il primo si fa strada tra la gente e si avvicina all'altro.

Ragazzino appena salito: Come va?
Auricolari: Eh?
Come va?
Auricolari, disorientato: ...eh?
Come va, come stai? Bene, male, sai... Come va?
...tempo di reazione di Auricolari...
Auricolari, disorientato ma un po' meno: Ah... ah, bene.

Fine. E io di colpo li ho visti invecchiare, come se uno strato di fuliggine calasse inesorabile su di loro a ogni mancata risposta alla domanda, rendendoli grigi, vecchi, logori.

Poveretto, il primo. Poveretto? O non se l'è piuttosto cercata? Come gli è potuto passare per la mente di rivolgersi a uno che evidentemente non dimostrava la minima intenzione di staccarsi dal duplice cordone auricolare che lo legava all'ipod?
Lo scambio di battute, o come vogliamo chiamarlo, si è concluso così. Ciascuno dei due ha continuato a mantenere il proprio sguardo vacuo perso verso niente di particolare, ciascuno con quell'espressione inguaribilmente annoiata che va tanto di moda.

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