domenica 9 settembre 2012

Figura e sfondo

Nelle prossime righe credo che parlerò della Morte. Anzi no, non della Morte, ma della morte, nonostante un tizio che si spacciava per mio professore universitario portasse avanti la teoria secondo cui le maiuscole non avrebbero ragion d'essere. Non ho mai avuto modo di approfondire quanti e quali rancori nutrisse nei loro confronti, tant'è, per me in questo caso una maiuscola fa la differenza.
Ieri sentivo per il telegiornale una donna spiegare che prima di affrontare il mare bisogna conoscerlo, perché, benché molti credano che sia nostro nemico, in realtà può diventare un amico sincero e sicuro. Quindi ho dedotto che stesse parlando non del mare, ma del Mare, e mi son trovata a pensare che se avessi avuto di fronte a me la suddetta persona, ma in carne e ossa e non in semplici pixel, le avrei chiesto che senso avesse parlare del mare (pardon, del Mare) in termini di amico o nemico, come se a lui (esso?) potesse importare qualcosa di chi gli passa sopra (e dentro). In fondo in tante migliaia di anni non abbiamo perso quell'inveterata abitudine di antropomorfizzare tutto, o forse no, non è tanto l'aspetto che ci preoccupa, quanto il carattere e il comportamento. Quindi il mare, che è tanto cosciente di me che ci nuoto dentro quanto io di un transistor a caso del computer con cui sto scrivendo (anzi, molto molto molto meno, per lo meno a me interessa che il transistor funzioni), a sentire la signora di cui sopra dovrebbe essere un'entità che si accorge del rispetto che le viene riservato, e in caso lo giudichi insufficiente potrebbe decidere di riservare una lezione al malcapitato navigante. O qualcosa del genere. O anche molto di più. Non sarebbe molto più semplice considerarlo solo un enorme, smisurato bicchiere d'acqua, solo senza bicchiere, e togliergli quegli assurdi e terribilmente umani connotati?
Ma questo non vale solo per il mare, il discorso si può allargare a tutte quelle cose alle quali siano state associate caratteristiche antropiche completamente fuori luogo. Tra queste cose, come promesso all'inizio, c'è senz'altro la morte.
Da noi (dove per noi intendo l'Italia del ventunesimo secolo) di solito è di genere femminile, veste in total black, talvolta gioca a scacchi, o almeno così ci ha dato a intendere Bergman, anche se per lui era un uomo, è cupa, triste, insensibile, scaltra, meschina e così via. A dirla tutta, se proprio dovessi scendere al compromesso di doverle (dovergli?) riconoscere qualche caratteristica umana, preferirei associarla a quell'immagine materna che ne dà la Allende in alcune sue storie, dove la dipinge come una donna allegra, accogliente, consolatrice e morbida.
Ma in entrambi i casi si tratta di descrizioni fittizie, sarebbe come se volessimo dare un volto e un carattere alla prometafase, per carità, se a qualcuno interessa farlo ne è ben libero, ma tanto sforzo per un processo biologico mi sembra un po' eccessivo e, quel che è peggio, fuorviante.

Una decina di anni fa mi fecero leggere un dramma teatrale che al momento trovai fastidioso. L'ho riletto l'anno scorso e ho rovesciato il mio giudizio, cosa non può fare una traslazione in avanti sull'asse del tempo. Il protagonista, durante una lite, mette a tacere la propria interlocutrice con una domanda che allora giudicai fastidiosamente affettata (Have you ever seen anybody die?), senza contare che lui mi stava antipatico e non poco. Mi ritrovo spostata sull'asse t, rileggo quella domanda e penso che non sarebbe male se venisse chiesta a chiunque, prima di essere sistemato qui, e che il successivo essere sistemato qui dovrebbe dipendere dalla risposta data.
Ma bando ai cavilli, tu mi hai salvato la vita, ora me la devi alleviare.

3 commenti:

renton ha detto...

Stamattina sono uscito di casa ad un ora in cui nella mia città gira meno gente di quanta non diresti e vicino alla mia università c'era un capannello di carabinieri, senza curiosi, senza parenti, solo carabinieri accanto ad un cadavere coperto da un telo.
E' la prima volta, al di fuori di un incidente stradale quando avevo undici anni, è la prima volta che vedo un morto per strada, così.
L'unica cosa che sono riuscito a pensare è che le lenzuola soffocano.

Ginger Dalloway ha detto...

Non credo sarei riuscita a pensare a molto altro di più. Forse a molto altro di meno.
Grazie.

renton ha detto...

Mi piacciono i blog poco frequentati: se ci scrivi su comunque, forse hai davvero qualcosa da dire.

Per te direi Cattedrale, di Carver. Ma l'avrai già letto.