domenica 18 dicembre 2016

Un monologo a due

Stropicciarmi gli occhi è un'azione che faccio di rado. Credo significhi un misto di sono a casa, di sono struccata, di sono rilassata e non sto pensando a niente, ma proprio a niente, il brusio del mondo lo lascio fuori per un po'. Poi è un attimo venire interpretati in modo scorretto: in genere in queste circostanze si finisce col tenere lo sguardo rivolto a un orizzonte lontano, e uno spettatore poco attento potrebbe pensare che occhi che guardino così distante sottendano chissà quali riflessioni su chissà quali problemi e verità. Macché.
Proprio a questo niente stavo pensando, ignara di me stessa che giravo con meccanica abitudine il cucchiaino nella tazza del caffè, quando involontariamente ho cominciato a stropicciarmi un occhio. Se n'è accorta, in vece mia, mia mamma.

- Ti fa male un occhio?
- Eh? Occhio? No no, per nien...
- Dai, porta pazienza, sarà lo strascico dell'influenza.
- ...

Fortunatamente il niente era ancora lì ad aspettarmi.

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