domenica 7 luglio 2013

Postulati mentali e dimostrazioni cardiache

Ancora prima di procedere con la rigorosa e dovuta dimostrazione matematica, un giorno, in aula, il mio professore di Analisi se ne uscì con una frase che tradiva tutta la fiducia che riversava nelle nostre doti di lungimiranza (o forse tradiva solo il modo sottile con cui ci prendeva in giro, chissà), e che suonava pressappoco come: ...ma nel segreto del vostro cuore voi lo sapete già che questa funzione converge a un valore finito. Insomma, ci sono delle idee le quali, a prescindere che vengano dimostrate o meno, una persona dovrebbe sentire come vere, se poi si riesce pure a dimostrarle, beh, tanto meglio. E insomma, io lo so benissimo, senza neanche dover scendere giù giù giù fino ai meandri più segreti del mio cuore, che Lombroso in fondo si sbagliava, e che non si può giudicare un libro dalla copertina, e che il brutto anatroccolo vedi un po' cosa non è diventato alla fine, eppure...
Tutto questo per dire che stasera stavo ripensando a un episodio avvenuto pochi mesi fa: una sera, arrivando a casa, detti un'occhiata per vedere se c'era qualcosa nella cassetta della posta. Qualcosa, ahimè, c'era: trattavasi di un volantino elettorale bello patinato, con stampato il faccione di un candidato a quelle che sarebbero state le prossime elezioni amministrative. Un faccione davvero brutto, devo dire, tant'è che nonostante tirasse un vento gelido e cominciasse già a cadere qualche goccia di pioggia, rimasi incantata alcuni secondi a fissare la foto. Sì, quella del faccione.
Càpita che mi venga voglia di scorrere i volti delle persone per cercarne qualcuno di bello, non mi interessa se giovane o vecchio, se uomo o donna, semplicemente ho voglia di cogliere qualcuno di bello. Talvolta lo faccio volontariamente, per esempio in stazione, gente che scende e sale sul treno, e io seduta comodamente (mi si conceda l'avverbio) vicino al finestrino che posso osservare l'improvvisata sfilata. In altri casi la cosa è involontaria, mi sento in astinenza estetica e mi metto a guardare e a cercare. Se mai fosse capitato che nel raggio del visibile avessi trovato la faccia del candidato che si era lasciato ritrarre (perché io sono sicura, nel segreto del mio cuore, sì, sempre lì dove la funzione convergeva a un valore finito, che lui non avrebbe voluto farlo, ma la cosa gli era stata imposta, è evidente che doveva essere andata così) nei volantini che mi erano stati infilati nella cassetta della posta, devo riconoscere che avrei girato altrove il mio sguardo contrariato. E non solo per evidente deficienza estetica, ma anche perché quella faccia comunicava in modo inequivocabile tantissima stupidità latente e forse, va' a saperlo, anche effettiva. E allora mi sono un po' arrabbiata con me stessa, perché non significava questo che in fondo mi stavo facendo inghiottire anche io (e se invece fosse già successo?) da quei sottili meccanismi i quali ci inducono a scegliere le persone in base alla loro avvenenza, anche in situazioni in cui l'armonia e la grazia esteriori non dovrebbero essere prese in considerazione? Ma poi mi sono consolata pensando a una massima di mio padre, secondo cui quando un soggetto sembra un ebete, beh, nella stragrande maggioranza dei casi significa che lo è.

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