lunedì 6 agosto 2012

Il dubbio

Era salita dopo che io mi ero già accaparrata uno dei pochissimi posti liberi. Ormai non ce n'erano più, e la gente cominciava a far fila nel corridoio, tra i sedili. Non l'ho notata subito, dato che mi ero già messa a  leggere. Ma alzando gli occhi l'ho vista, a un metro da me, in piedi.
Forse avrei dovuto alzarmi e cederle il posto, la cosa non avrebbe rappresentato un problema, ma se poi lei si fosse offesa? Offrirle il mio posto non equivaleva forse a dirle che la consideravo anziana? Cosa che a rigore non dovrebbe rappresentare un'onta, o forse la penso così perché al momento si tratta di un problema che non mi riguarda, ma in ogni caso quante sono le persone che non vogliono far sapere la propria età? E se io ora mi alzassi e le dicessi Prego, signora, si sieda pure al mio posto e lei interpretasse il mio gesto di attenzione come un riconoscimento della sua età, meglio, della sua presunta età, per di più davanti a decine di persone, come reagirebbe?
Prevedevo tre possibilità: la prima, lei accetta, mi ringrazia, sorride, si siede, io raccolgo sguardi di approvazione, mi sento migliore, migliore di tutti costoro che se ne stanno comodamente seduti e non si accorgono o non si interessano del proprio prossimo, e la giornata acquista il senso che prima non aveva. La seconda: lei si irrigidisce impercettibilmente, evidentemente offesa dalla mia proposta, ma per evitare piazzate e con un rapido bilancio tra costi e benefici (tutta questa gente si è accorta che sono vecchia VS mi siedo e appoggio le due borse) accetta la mia proposta, io raccolgo sguardi di approvazione ma un alito di amarezza mi soffia sul collo, e dato che sono in treno dubito si tratti dell'aria condizionata. La terza: lei si irrigidisce platealmente, mi chiede perché mai dovrebbe essere lei a sedersi quando ci sono tante persone evidentemente più in difficoltà, senza contare il fatto che lei non ha il minimo problema a viaggiare in treno in piedi con due borse e trentacinque gradi, che è abituata a ben altro e non ha certo bisogno di una ragazzetta impertinente che trovi un modo così sgradevolmente ossequioso per insultarla. Questa reazione, a propria volta, avrebbe portato a molteplici conseguenze possibili, per esempio una divisione degli astanti in due gruppi, chi a favore mio e chi a favore di lei. Oppure lei che continua a lamentarsi e a farmi presente che per esempio sarebbe stato più indicato offrire il posto a quella signora incinta vicino al ragazzo con la maglietta a righe, ma a questo punto la signora incinta avrebbe potuto girarsi con uno sguardo degno di Medusa e urlarle contro che lei non è affatto incinta, qualcuno sta forse dicendo che è grassa?
Che fare? Provo a studiare il soggetto: sembra un'istitutrice, o la direttrice di un collegio femminile d'altri tempi, con quei capelli grigi raccolti in un severo chignon, la longuette beige con il cardigan leggero in tinta, gli occhiali dalla montatura importante ma sobria e le décolleté con l'austero tacco basso e largo. Che età potrà avere? E possibile che nessuno si alzi al posto mio? Che stiano facendo tutti il mio ragionamento? Oh, le suona il telefono, ora parlerà e dalla voce capirò per lo meno che... Niente, ha detto solo che sta arrivando, non ho capito niente di tutto quello che avrei voluto. Che fare, che fare? Mi alzo e rischio? Resto qui e fingo di non averla neanche notata? In fondo ho ancora gli occhiali da sole, benché stia leggendo. Mi alzo e...?
Oh, la mia stazione, mi alzo.

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