mercoledì 15 agosto 2012

Compro un aggettivo

Ho la sensazione che la frequenza dell'uso di accostamenti casuali tra sostantivi e aggettivi, nel modo di parlare, nelle canzoni di cantantucoli o presunti tali o nei testi che mi capita di leggere qua e là, stia aumentando in modo incontrollato, e forse stiamo solo diventando tutti dei Quasimodo, ma non so se sto riferendomi al premio Nobel o al gobbo. Tutto ciò mi ha fatto ripensare alle battute iniziali di un film italiano di una ventina di anni fa, genere commedia (non cito il titolo perché lo trovo troppo brutto), nel quale due dei protagonisti polemizzano e litigano esattamente su questo tema. Sono andata a cercarmelo:

Lui: Sappi che non mi piace neanche quando dici che un'insalata di pomodori è simpatica, che un succo di frutta è geniale, che un alimentari è pazzesco e un film è scomodo, va bene? (...) Basta che provi a invertire, perché un alimentari può essere scomodo, un film geniale, e un'insalata di pomodoro può essere buona, cattiva, fresca, marcia...ma pazzesca no, e nemmeno simpatica, hai capito?
Lei: Stronzo.
Lui: Ecco, questa è un'espressione figurata corretta, magari un po' volgare, ma non c'è bisticcio lessicale, e nemmeno arditezza semantica.

Troverei utile che questo breve dialogo venisse inserito come nota a pie' pagina nella definizione di sinestesia, in modo da evitare quei tentativi malriusciti e patetici che si fanno da liceali nella convinzione di essere poetici. E fin che ci si limita all'adolescenza si è ancora in un contesto di errore umano, ma se si dilaga anche negli anni successivi, si incorre in una diabolica perseveranza.

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