lunedì 6 febbraio 2017

Senza averne titolo

"Una sera," mi disse, "rincasando, la trovai seduta sul divano, la testa appoggiata di lato, e il viso in un'espressione che non sapevo interpretare: sembrava sorridere, ma dalle palpebre scendevano dei rivoli silenziosi.
"La sua ostinazione," continuò, "la durezza che manifestava con chiunque, quella fermezza sfumavano fino a dissolversi quando era con me, per lasciare il posto a... non saprei dirtelo meglio, sembrava impaurita dal mondo.
"Una volta, ricordi?, mi dicesti che forse sono io a fare un effetto del genere alla gente, ma non credo fosse questo il caso. Piuttosto, credo che con me lasciasse trasparire la propria vera natura: io, sai, io credo che non si piacesse, sì, credo che non si piacesse, e che essere lasciata sola, in compagnia di sé stessa, fosse la cosa che temeva di più.
"Non le chiesi nulla, le porsi un bicchiere d'acqua, e un fazzoletto imbarazzato, ma solo un poco. Mi spiegò, e in quel momento capii che davvero sorrideva, che aveva solo avuto bisogno di posare la testa su qualcosa che la tranquillizzasse, che era un gesto piccolo, sì, ma consolatorio. Rassicurante fu il termine che usò. L'aveva posata sul divano, perché era rassicurante".


Nessun commento: