Le notti, invece, se la mente si rifiuta di cedere il passo al sonno, lasciando che una boccata d'aria fresca tranquillizzi i pensieri, le notti diventano uno stesso copione ripetuto, in cui si impara ad avvertire ogni istante, a essere soli ad esistere, a decidere di consegnarsi al destino.
Le più silenziose, tra le ore notturne, sono quelle tra le due e le quattro.
Poi cominciano i primi rumori, le macchine per la pulizia delle strade e dei marciapiedi, si muovono talmente solitarie che si possono sentire quando sono ancora lontane, e un po' alla volta il rumore cresce, cresce, si avvicina, cresce, pare di vederlo, cresce, è qualcosa di inevitabile, e schiacciante, ma proprio quando sembra di non poterne più, solo allora si allontana, inoffensivo.
E un po' alla volta si aggiungono alla sinfonia gli addetti alla raccolta differenziata. E le prime auto. Verso le sei, rumori di persiane alzate, ma per cosa poi?, tanto fuori è ancora buio pesto.
Scrivo silenzi.
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