lunedì 9 settembre 2013

Horror vacui

Mentre me ne sto seduta ad ascoltare la rassicurante ostinazione con cui la pioggia ha deciso di scrosciare da qualche ora a questa parte, mi viene in mente una cosa che mi è capitato di notare di recente, anche se magari, chissà, si verifica da un sacco di tempo. Mi sono accorta che ultimamente va molto l'utilizzo ingiustificato della parola niente a inizio di un discorso, in strutture del tipo E poi niente, *frase*, oppure E insomma niente, *frase*. In genere si ha che la *frase* assume pretese di verità rivelate. Il tutto si verifica per lo più in improbabili massime buttate là a casaccio su social network a casaccio, oppure su blog tenuti da perfetti nessuno (esatto, proprio come questo), che però pensano di sdottorare dall'alto (esatto, non come questo).
Mi produrrò in un paio di esempi di mia invenzione, che tuttavia credo non sfigurerebbero davanti ai vari e poi niente, [...] su cui mi è capitato di inciampare.
E poi niente, ti accorgi che le canzoni degli anni Novanta hanno già vent'anni. 
Oppure vedrei bene anche un E poi niente, ti vengono a dire che non ti puoi nutrire di soli marshmallow perché non hanno vitamina A.
Ma ci si può divertire sbizzarrendosi come si vuole. Il giochino è molto semplice, si pensa una frase e, per quanto idiota sia, la si fa seguire a quelle tre parole di attacco iniziale.
L'obiezione che mi sentirei di avanzare è che perché ci sia un e poi mi aspetterei che ci fosse un e prima, ma l'e prima non c'è mai, il che mi fa tremare all'idea che prima, durante, e dopo, per pensare e scrivere tante idiozie, molti abbiano davvero solo il niente.

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