domenica 31 marzo 2013

Ad libitum

Alcune circostanze, alcune sensazioni, alcune cose mi piace vivermele fino in fondo, fin che ce n'è, fin che i miei sensi riescono a percepire qualcosa. E mica mi sto riferendo necessariamente a cose alte, macché, va benissimo anche lo yogurt alla fragola, mi piace mangiarlo fino a che riesco a vedere l'ultima righina rosa sul fondo, perché a me lo yogurt piace in modo esagerato, specie quello alla fragola, e quindi procedo con metodica pervicacia a una pulizia in punta di cucchiaino di pareti e fondo del vasetto.
E quando vado a sentire un concerto, anche se siamo d'accordo che non sarà un concerto di Gould e che quindi non posso sperare che l'equivalente dell'URSS del '57 si blocchi in silenzio di fronte all'equivalente di un genio nordamericano, io legherei le mani a tutti quelli che si mettono ad applaudire prima che un brano sia finito, e oltre a legargli le mani metterei loro anche un bel giro di nastro da pacchi sulla bocca, e giusto per un eccesso di previdenza gli metterei anche un cuscino sotto i piedi, sia mai che a qualcuno venga l'idea di rullarli sul pavimento. Tutto questo perché non è che quando il cantante smette di cantare allora via a urla e rumore (la parola "rumore" va letta con profondo disprezzo), perché io voglio sentire fino all'ultimo accordo, fino all'ultima nota, fino all'ultimo fruscio o vibrazione, sennò soffro, soffro come quando il pc si spegne di colpo perché parte la corrente, o come quando vengo svegliata di soprassalto e stavo sognando e non saprò mai come sarebbe andata a finire.
Però se Gould non ha più fatto concerti, allora forse anche nell'URSS del '57 c'era gente che non sapeva godere fin che ce n'è.

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