venerdì 18 gennaio 2013

Titolo: questo post è senza titolo

Una sera di alcuni mesi fa stavo andando in stazione in compagnia di Cinque. Nel passare davanti a una libreria mi fece una domanda abbastanza singolare, sicuramente una cosa che non mi aveva mai chiesto nessuno e che dubito qualcun'altro mi chiederà mai: volle sapere se avevo un titolo preferito, un titolo di un libro che considerassi particolarmente poetico, ben riuscito, invitante. Insomma, bello. Il titolo, non la trama o lo stile di narrazione, anzi, se si trattava di un libro che non avevo letto e di cui non conoscevo l'argomento era meglio. E non doveva essere una cosa da improvvisare lì al momento, fammi riflettere un minuto, vediamo se mi viene in mente niente: se mi era capitato di leggere un titolo e di trovarmici affascinata e di rendermene conto, bene, sennò non aveva importanza.
Per la domanda in sé e per come la disse, sono abbastanza persuasa che solo Cinque avrebbe mai potuto pensarla. Anzi, probabilmente un'altra persona all'altezza la conosco, ma non mi spingerei oltre, con l'elenco. La bizzarria è una dote riservata a pochi privilegiati.
Va da sé che il titolo ce l'avevo, è un titolo a cui penso relativamente spesso, e non so perché non mi venga da leggere il libro, forse per paura che la storia non sia altrettanto riuscita. E' La pioggia prima che cada. Sarà il congiuntivo, sarà la pioggia, sarà che non ne ho la più pallida idea, del perché, però mi affascina. Fine. Il titolo di Cinque era purtroppo quello di un libro che avevo già letto, e che mi è piaciuto anche, ma che, in quanto già letto, non rientrava più nelle regole del gioco.
E poi ho pensato che non avrei mai dovuto leggere Se una notte d'inverno un viaggiatore.

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