lunedì 7 gennaio 2013

In memoriam.

E' ormai consuetudine, nella mia famiglia, far celebrare una volta all'anno una messa in ricordo dei miei quattro nonni. La cosa si ripete ormai da anni, sempre nella chiesetta del quartiere, e la data che si tiene fissa è quella del 6 gennaio. Quindi, semel in anno, mi reco anch'io tra quelle quattro mura, accettando supinamente l'inevitabile ricorrenza.
Sia chiaro, benché il gesto in sé non mi trovi su un piano di particolare condivisione, trovo gentile e degno di molto rispetto il ricordo che i miei genitori tributano ai parenti. Ma, ahimè, non è questo il punto. In mio problema, infatti, è di mera natura uditiva. Anima infatti la messa un allegro coretto composto da, a spanne, una dozzina di persone di buona volontà ma di non altrettanto buone doti vocali. A queste limitazioni si aggiungano delle pretese che io bollerei senz'altro come peccaminosa superbia: il coretto, infatti, si ostina, anno dopo anno, a proporre brani che risulterebbero impegnativi anche per il coro polifonico dell'arena di Verona, per dire il primo che mi viene in mente. Il risultato è straziante, sui miei nervi ha un effetto peggiore delle unghie che grattano sulla lavagna. E più loro si sforzano (quest'anno c'era una vecchietta con pelliccia e unghie laccate rosso fuoco che mandava degli acuti che avrebbero fatto comodo a un accalappiacani) e più io soffro, tanto che per minimizzare i danni arrivo sempre con quella manciata di minuti di ritardo che mi permette di saltare a pie' pari il primo canto, mi piazzo in piedi vicina alla porta e appena la faccenda è sistemata me ne esco velocissima in modo da evitare pure il canto finale. Non è cattiveria, è istinto di sopravvivenza.
Va detto però che i miei problemi uditivi non sono solamente di natura musicale. A celebrare, infatti, c'è il pretino che anni fa è stato assegnato alla parrocchia, una persona dotata di capacità dialettiche così infinitesime da poter essere paragonate credo solamente al suo livello culturale. La serie di ovvietà e di sciocchezze che riesce a inanellare da dietro quel microfono mi inducono ogni anno a cercare di distrarmi  in ogni modo, cosa che mi riesce quasi senza soluzione di continuità, dal mio ingresso alla mia fuga. Quasi. Ogni tanto infatti mi distraggo dal mio stato di distrazione, e percepisco frasi che, anno dopo anno, in genere fanno riferimento, vista la data del 6 gennaio, ai re magi et similia. Ieri mattina, per esempio, ad un certo punto ho sentito che stava dicendo qualcosa relativo al fatto che Erode non avrebbe potuto essere salvato, lui che da lì a un anno avrebbe fatto uccidere tutti i bambini di ... eccetera. Avrei voluto alzarmi e chiedergli a gran voce di cosa accidenti stesse blaterando, ma ero già in piedi, quindi l'effetto da aula di tribunale non sarebbe stato perfetto. E da lì poi una serie di cose storicamente fasulle che tuttavia la platea di anziane pellicce ascoltava devotamente, o almeno sembrava ascoltare. Così, tra una conta delle mattonelle e un pensiero al mio imminente trasloco da organizzare, mi son messa a pensare a cose mie fino a che, mentre gironzolavo pigramente con lo sguardo sugli astanti, gli occhi non mi sono caduti su una nuvolotta rosa e mi venisse un accidente se non l'avevo vista anche l'anno prima, inconfondibile! Una signora dall'età indefinibile (senza scherzi, non mi stupirei né se mi dicessero che ha trent'anni né se mi dicessero che ne ha cinquanta) che vedo ogni tanto in giro per il quartiere indossava un berretto (nel senso che il termine berretto è quello che a mio parere più gli si avvicina, ma temo che in questo caso bisognerebbe coniare un nuovo vocabolo) enorme, voluminoso come non mai, una cosa estremamente ridicola ma della quale, evidentemente, lei va molto fiera, se si ostina a tirarla fuori per la domenica (quando la vedo per il quartiere non ce l'ha, ne sono certa, non potrei non accorgermene). La stessa signora è poi scattata in piedi per occuparsi della raccolta delle offerte, muovendosi con una diligenza che mi faceva ricordare il modo un po' buffo con cui le bambine precisine sistemano le pentole nelle loro cucine giocattolo, nulla dev'essere fuori posto e gli angoli delle presine devono coincidere con gli angoli dei mobili.
Insomma, stavo soffocando di claustrofobia.
Poi niente, il pretino ha ricordato nelle preghiere i nomi dei miei nonni e dopo un po' me ne sono uscita. Lì mio papà ne ha approfittato per fermarlo e lasciargli l'obolo (devo ammettere che non ero presente, e meno male), cosa che in genere si fa prima che la messa venga celebrata, o almeno così mi risulta, ma nei giorni prima il pretino non risultava raggiungibile di persona, quindi la messa per i nonni era stata chiesta per intercessione del fido sagrestano. Dicevo, mio papà stava per dare l'offerta al pretino per la messa appena fatta, quando quello gli chiede quando e per chi deve celebrare qualcosa. Ecco, quando questo aneddoto finale mi è stato riportato, allora ho capito che le doti dialettiche del pretino sono infinitesime non solo come la sua preparazione, ma anche con la sua coscienza di sé e di quello che fa. Amen.

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