lunedì 4 giugno 2018

Non siamo tutti pittori

"Non pensa che la sensibilità di ciascuno sia il suo genio?"
"Preferirei non usasse quel termine".
"...?"
"Sensibilità. Trovo venga adoperato troppo, e a sproposito. Tutti, tutti si dichiarano sensibili, o forse sarei più corretto se dicessi che tutti ci dichiariamo sensibili. Il problema è che utilizziamo come metro di paragone nient'altro che noi stessi. Semplicemente per aver esperito un qualche dolore ci sentiamo autorizzati a proclamarci tali.
"Vede, credo sia una questione di lessico: non chiamo sensibilità la capacità di percepire emozioni, do per scontato che questo sia un tratto comune a chiunque. Quello che pretendo, per sensibilità, è l'attenzione che si deve avere nell'evocare negli altri queste stesse emozioni, come pure l'attenzione nell'evitare di evocarle. Bisogna averla, questa attenzione, c'è poco da cercare scuse. Lei dipinge, vero? E, se mi permette, lo fa in modo notevole. Bene, proviamo a immaginare che un giorno le abbia confessato come la pittura sia un mio grande desiderio irrealizzato e, per qualche motivo, irrealizzabile. Per incapacità, per mancanza di mezzi, perché "le circostanze non mi hanno mai permesso di", non ha importanza. Immagini anche che qui con noi ci sia una terza persona, magari anche una quarta, perché no?, tutti, manco a dirlo, abili pittori, e..."
"Capisco".
"...certo. Lei capisce. Non ho alcun dubbio che lei abbia già capito perfettamente. Ma così come l'ha capito lei, chiunque ha il dovere di capire che sarebbe meschino da parte vostra parlare in termini diciamo elitari di ciò che fate e che io non posso fare, di ciò che siete e che io non posso essere".
"E se invece lo facessimo, lei come reagirebbe?"
"Non saprei. Fortunatamente non amo dipingere".

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