mercoledì 10 agosto 2016

Le gengive e i perché

L'età dei perché, nei bambini. Ad averci a che fare, purché per un tempo limitato, è meravigliosa, sintomatica di qualcosa che sta evolvendo, di un'intelligenza che sta crescendo. È bello poter chiedere il perché di qualsiasi cosa, ed essere legittimati ad aspettarsi una risposta. Poi, col tempo, se davvero l'intelligenza nel frattempo si è premurata di crescere, si dovrebbe capire che non è possibile né socialmente accettabile domandare agli altri quale sia la causa di tutto.

Ero in tram, qualche giorno fa. Di fronte a me, un ragazzo dalle gambe scomodamente lunghe stava telefonando a qualcuno, e con questo qualcuno stava cercando di organizzare non so se un aperitivo o una cena o insomma un'occasione per vedersi. Solo che, da quel che si poteva intuire, il qualcuno in questione aveva qualche altro impegno. La cosa avrebbe potuto concludersi lì. E invece il trampoliere telefonante insisteva. Vabbè, penso tra me, evidentemente ci tiene. Solo che insisteva tanto, e in un modo che francamente mi sembrava trasudare ottusità, e che non mi andava bene. Infatti, benché io stessi sentendo solo parte della conversazione, era facile capire che il tizio davanti e me voleva a tutti i costi sapere perché il proprio interlocutore fosse disposto a dare forfait all'appuntamento. E siccome non sopporto che perché di questo tipo vengano chiesti, gli avrei volentieri detto che...

Ma venerdì sei libero?
Temo di no.
Oh... perché?
Dentista.
Eh?
Ho il dentista.
Ma a che ora?
Primo pomerig...
Perché io pensavo a un aperitivo tipo per le ...
...gio inoltrato verso le 18.30.
Ah accidenti, ma sono cose lunghe?
Eh, lo sai com'è, è un attimo che ti capita di trovare il tipo con l'emergenza che ti passa davanti, l'imprevisto, il ritardo...
Eh ma è un peccato perché poi la settimana dopo non ho neanche una sera libera.
Guarda, ci proverei anche a spostarlo, l'appuntamento. Ma non ho mai visto un'estetista con un'agenda così piena...
Estetista?
Sì.
Quale estetista?
Venerdì.
Ma non era il dentista?
Ah. Sì. Nel senso. Devo depilarmi le gengive.
Oddio!
Cosa?
Ma farà malissimo!
Eh.
...
Ma d'altronde.
Sì beh certo.

Chiaro che la telefonata non è andata così, mica potevo sentirla per intero. O forse potrebbe anche essere andata proprio così, chi può dirlo? Fatto sta che sono scesa dal tram pensando che da piccola mi insegnavano che non esistono domande stupide. E invece non solo credo che esistano, ma sono anche convinta che si meritino le risposte più inverosimili.

Nessun commento: