lunedì 8 agosto 2016

Il mio amico George (25)

"L'ho visto cambiato", mi raccontava domenica scorsa George. "Ma non in meglio o in peggio, eh. Solo cambiato, O forse erano solo le mie speranze, ciò di me che stavo proiettando su di lui, forse era solo ciò che io mi stavo aspettando a essere cambiato".
Lo ascoltavo, e intanto riuscivo a immaginarlo mentre distoglieva lo sguardo e con esso, apparentemente, l'attenzione, da ciò che mi aveva appena raccontato. Come se non ne fosse stato toccato. Come se ciò che accadeva lo sfiorasse appena, e casualmente. Come succede a volte, quando procedeva a fare qualcosa, tipo esistere, nonostante ignorasse alla radice il modo per farlo.



Nessun commento: