giovedì 6 marzo 2014

Il mio amico George (5)

Mi trovavo, giorni fa, a fare un viaggio in compagnia di George. Essere in due, se uno dei due è uno come George, non è male: qualcosa di cui parlare o, in alternativa, qualcosa di cui stare in silenzio lo si trova. Solo che quando è stanco, bontà sua, George si addormenta, e lo fa su qualsiasi supporto esterno si trovi a essere appoggiato, sia esso un comodo letto ergonomico o un sedile troppo stretto per le sue gambe lunghe.
Lui stava, per l'appunto, sonnecchiando, (s)comodamente appollaiato sul sedile a fianco al mio. Durante certi viaggi in treno, il tempo non passa mai. Passa, un poco, lo spazio. Questa discrepanza mi indusse a pensare che all'Albert fosse sfuggita qualche briciola del suo ragionamento. Appena George si svegliò, lo resi partecipe del mio dubbio. "Mah, e perché mai sei contrariata dal fatto che il tempo non passi mai? Hai fretta di farlo finire prima? Su, su, lo sai a cosa mi fai pensare? A una tizia che un giorno andò da mia madre per farsi confezionare un abito di lana. (La madre di George faceva la sarta, n.d.a.) Niente di strano, dirai. Già. Se non fosse che quell'abito le serviva per l'estate, o meglio, per usare le parole che adoperò lei, per i giorni più caldi. Un bell'abito bianco a maniche lunghe di pura lana. Ma no, non era mica suonata, no, no. Solo che aveva letto da qualche parte che la lana è un ottimo isolante. Quindi lei aveva deciso che con quell'abito non avrebbe mai potuto sentire e soffrire il caldo estivo, esatto, brava, un po' come Totò e Peppino a Milano. Ma sì, ovvio che mia madre provò a farla ragionare, all'inizio con il tatto del caso, poi sempre con maggior trasporto, la conosci mia madre. Pensa che è una storia che ci racconta ancora adesso, anzi, che a intervalli regolari salta fuori. Sì, a questo punto è la domanda che si fanno tutti: certo che glielo confezionò, l'abito folle. In fondo, così pensava, posso fingere a me stessa che mi sia stato richiesto per il prossimo inverno. Quel che ne farà poi lei non mi riguarda, può anche, così pensava, spolverarci i mobili. Ma figurati se la pensava veramente, 'sta storia dei mobili! Era solo un ridicolo paravento di pretesa e superiore indifferenza, non voleva immaginarsi quella donna che sudava come un cavallo dentro il suo bell'abito. Ma già solo il fatto che di questa storia ne parli ancora ti fa capire se e quanto ci fosse rimasta male".
D'altronde la madre di George era solo il braccio, non la mente. Stavo riflettendoci con un filo di amarezza, quando mi resi conto che tutto questo non c'entrava nulla con il mio problema del tempo. "Ah, dici perché mi è venuto in mente questo aneddoto quando mi hai parlato del passare delle ore? Perché mentre parlavi pensavo che ti sta bene, il maglione che hai oggi".

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