lunedì 11 febbraio 2013

L'arpa d'or

Ieri era domenica, e dato che da un qualche settimana a questa parte mi trovo a vivere in una città nuova che ancora non conosco, complice il sole e il come riempio la domenica pomeriggio qui da sola in un modo che non sia leggere un libro o guardarmi un film sennò ora di stasera non ho sonno e chi dorme più stanotte?, sono andata a fare due passi in centro. Fortunatamente l'appartamento in cui abito è a venti minuti abbondanti, a piedi, dal centro della città, quindi i due passi in realtà presuppongono un certo lasso di tempo, con mia sincera soddisfazione.
La città in realtà non è molto grande, per cui cerco di non vedere e visitare tutto subito, così da non bruciarmi le cose interessanti al primo colpo. Stavo quindi camminando in modo abbastanza svagato, cosa per la quale dimostro sempre una certa predisposizione innata, e ogni tanto arrivava una qualche canzoncina dagli altoparlanti sistemati per il carnevale dei bambini.
Avrebbe potuto essere peggio. Avrebbe potuto essere un concerto di gigidalessio in trasferta in Friuli. Invece erano solo canzoncine per bambini. Cionondimeno ho preferito allontanarmi prendendo una strada che si scostasse un po' dalla piazza, e camminando sempre con passo distratto ho cominciato a rendermi conto di un altro genere di musica che si faceva via via più evidente. Finalmente dopo poco l'ho vista, l'origine: un ragazzo seduto sotto i portici che suonava l'arpa. L'arpa. Non la solita fisarmonica o la chitarra o il piffero o... L'arpa.
Poche volte mi è capitato di dovermi fermare ad ascoltare: una volta a Londra, in metropolitana, un ragazzo che suonava la chitarra in modo tanto magnetico quanto il modo che aveva di cantare. Un'altra volta a Venezia, due ragazzi, violino e violoncello. Ma questo qui con l'arpa era un'altra storia. Ovviamente struggente come poche cose che io conosca, l'Adagio di Albinoni, con rispetto parlando, credo non avrebbe retto il confronto. L'unico paragone che son riuscita a fare è stato quello con i ragazzi che suonano nel Barrio Gotico di Barcellona; sarà che la situazione era abbastanza analoga, anche in quel caso stavo gironzolando senza una meta precisa per le vie, incurante di non avere la perfetta cognizione di dove mi trovassi, senza un orario o un appuntamento da rispettare. Senza qualcuno.

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