martedì 3 dicembre 2013

I miei rami stupidi

Una delle cose che mi mancano di più, qui (di un'altra parlerò in uno dei prossimi post), è il paesaggio con i miei colli. E so bene che a dirlo corro il rischio di passare per la luciamondella della situazione.
Mi manca quella familiarità da vivere da sola, quando finalmente interrompo tutto il mio parlare e parlare e parlare.
L'ultima volta che sono andata a camminarci era mattina presto, e il vento freddo era di quelli che ti fanno venire il dubbio che il naso e le orecchie potrebbero staccarsi da un momento all'altro. Nei tratti in cui mi soffiava alle spalle, era così forte da provare il desiderio di lasciarmi cadere indietro, ci avrebbe pensato quell'aria tagliente a tenermi su, a mo' di poltrona.
Sul piccolo sagrato di una chiesetta c'era una fontanella: il rubinetto, a intervalli di qualche secondo, lasciava cadere una goccia, gelida. Una goccia, una goccia, poi un'altra, e un'altra... Adesso, oggi, e domani e domani e domani...
Mi mancano i miei colli, e il tempo che lì si scopre.

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