martedì 19 luglio 2011

Verso Cambridge - 10 luglio 2011

Giornata partita male, con sciopero treni e conseguente treno Monselice - Padova soppresso, quindi corsa in auto verso Padova e meno male che era domenica e presto, quindi l'arrivo è stato in tempo. Da lì Venezia, con TRE e dico TRE gruppi di ragazzetti in viaggio-vacanza-studio tutti col loro bravo zainetto uguale uguale.
In volo avevo vicino il tipico englishman pallido e biondorosso e lentigginosissimo che mi ha raccontato di essere venuto a Venezia per cantare al matrimonio di amici che hanno pensato bene di sposarsi a Venezia, appunto, e di fare la festa in un palazzo sul Canal Grande (che lui chiamava Gran Canal, essendo inglese, non fa una piega. Tipo l' "abbandonato carro" del cartone animato di Asterix). Beh, le foto erano incredibili. Perché, sì, mi ha fatto vedere le foto. Ma non erano gli inglesi quelli che consideravano maleducato attaccare bottone con gli sconosciuti sui mezzi pubblici? Fatto sta, poi s'è messo a discutere con sua moglie (moglie?) tutto scandalizzato dei 55 milioni di sterline spesi da qualcuno famoso per sposarsi di recente (Kate Moss? Coso di Monaco? WilliamandKate? Chissà).
Viaggio in pullman Stansted - Cambridge. Piacevole. Nel senso che il paesaggio tipico di qua, poco da fare, mi piace: il cielo con le nuvole di tutti i toni, dal bianco al grigio scuro più sprazzi di azzurrissimo. Che bello. Sarò infantile, ma che bello. E una cosa che mi commuove sono le staccionate. Voglio dire, sei dentro a queste strade larghe e lunghe e con tutti che corrono (ma ordinati, siamo inglesi), ai lati hai campi e verde che vira al verde o declina tutte le tonalità di verde e cosa c'è ai lati della strada? Una staccionata. Lunghissima. Di quelle dei fumetti, o della pubblicità dell'oliocuore insomma. Che non c'entra niente, ma è commovente. E poi mi stavo abbioccando, ma per l'autoradio mi si presenta Bryan Adams con chitarrina di ordinanza e la sua summer del '69. E quindi mi son svegliata e mi son messa a pensare che lo ascoltavo quando avevo dieci anni e come passa il tempo!, che invece adesso ero lì, in mezzo alle staccionate, straniera in terra straniera, e se a dieci anni mi fossi vista che me ne vado a zonzo da sola e indipendente avrei pensato che "Wow, che figata, che donnachenondevechiederemai!", e invece la realtà era che ero lì che pensavo a tutte le paure che ho, alle paure delle cose, delle situazioni, delle paure. E così.
Poi niente, sono arrivata e benché l'autista mi sconsigliasse di andare a piedi perché a sentire lui era taaanta tanta strada, ero ben intenzionata ad arrangiarmi on foot. Anche perché le alternative sarebbero state 1. autobus (= mi perdo); 2. taxi (ma no, ignominia e pigrizia). E quindi ecco, mi son vista un po' di Cambridge, ed è tanto tanto caruccia. Però pare un po' finta. Anche se è proprio carina. L'omino della reception del college pareva finto pure lui, con tutti quei welcome e happy to have you here e Cambridge is definitely beautiful e gira pure tranquilla anche da sola che qui sei in una botte di ferro e... Ok, al muro era appeso un foglio tipo "wanted", con l'identikit di un presunto stupratore seriale che negli ultimi non ricordo quanti mesi aveva aggredito otto (otto?!?!?) persone, ma facciamo finta di niente.
Beh, in effetti Cambridge E' definitely beautiful, almeno al primo approccio. Perché poi sono andata a farmi un giretto che è partito con l'intenzione di essere solo un giretto, ma poi si è un po' allungato. Il King's college è mozzafiato. I parchi inglesi sono i parchi inglesi. I giardini sono commoventi. E anche le barchette lungo il fiume, e i salici, e le paperelle le campane le meridiane il sole che fa mille riflessi sui cancelli ... E mi son trovata a pensare che wish you were here, ma lo pensavo solo per miss R:, Zorro, Cinque e Lamarta. I primi tre perché son stata così bene in viaggio con loro. L'ultima perché non ci ho mai fatto un viaggio insieme, ma ci ho parlato prima di partire. E sicché niente, la solita malinconia per questi ricordi che non potrò condividere.
Poi ho cenato in un localino che da fuori prometteva bene, molto pub. Però aveva il tavolo (da 2) vicinissimo a un tavolo (da 2) con due tipi simil-crucchi, uno sembrava l'ispettore Derrick da giovane (ossia sempre uguale), l'altro un metallaro ingrigito, e quindi per evitare che attaccassero bottone (non sia mai! Via via, sciò!)  mi son messa a scrivere qui.
E comunque gli inglesi che dicono campana per dire conto io non li capisco...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sai, io credo che non ci sia nessuno che non deve chiedere mai. Anche io penso spesso a cosa avrebbe pensato la me stessa di qualche anno fa, e spesso mi trovo a decidere che quello che mi trovo a fare è così fuori dall'ordinario che sì, posso anche permettermi di pensare di essere, per un po', una "donna" speciale che riesce ad arrivare dove deve arrivare.

I ricordi... certo che si possono condividere. Un giorno, andrai a Cambridge con una delle persone che avresti voluto con te stavolta, e potrai finalmente far combaciare la sua presenza con il tuo ricordo. E' una cosa bellissima, e anche se quella persona ti seguirà con aria un po' indulgente quando tu gli mostrerai proprio quella panchina dove ti sei seduta per leggere quella pagina del libro quel giorno di luglio, sarà un pezzo che va al suo posto.

PS: con me non attacca mai bottone nessuno, se escludiamo l'omone del transoceanico

Anonimo ha detto...

E spero tu apprezzi tutta la fatica per creare l'account.