mercoledì 26 aprile 2017

Ne sarebbe valsa la pena?

L'attimo in cui, alla stazione, il treno ripartiva e io con lui, in quell'attimo mi sembrava di stare perdendo tutto ciò che sarebbe successo ai passeggeri che erano appena scesi, e che vedevo allontanarsi dal finestrino.
Io, seduta verso la mia destinazione; loro, diretti verso qualsiasi cosa decidessi di immaginare.
O forse diretti verso le rispettive abitudini, nate come un filo sottile, leggero, troppo leggero per accorgersi della sua esistenza, un filo che è destinato a diventare spesso e robusto, troppo robusto per essere tagliato.
L'abitudine che scivola nella monotonia, la monotonia di sé stessi, proiettata nel tutto attorno.


E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto, 
Ne sarebbe valsa la pena, 
Dopo i tramonti e i cortili e le strade spruzzate di pioggia, 
Dopo i romanzi, dopo le tazze da tè, dopo le gonne strascicate sul pavimento 
E questo, e tante altre cose?
È impossibile dire ciò che intendo
- T. S. E. -




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