venerdì 13 gennaio 2017

...si sgonfiano gli istanti.

Mi scrive, R:, che rincasando ha trovato la coinquilina in lacrime, commossa per quanto stava accadendo in televisione, a uomini e donne (la maiuscola non mi esce, vabbè).
R: e io in questi anni abbiamo imparato che ad accomunarci non è solo un identico senso dell'umorismo, o l'atteggiamento verso i luoghi affollati, il cibo degli aerei, i libri della Kinsella o l'astrologia. A renderci simili sono anche le reazioni verso cose tipo la coinquilina commossa davanti a canale 5. Reazioni che includono, in ordine temporale:
1. riluttante scetticismo
2. amara presa di coscienza
3. ilarità sguaiata
4. sottile invidia.

Riluttante scetticismo: eh sì, perché in fondo mica ci ho mai creduto che esista davvero qualcuno che riesce a guardare cose del genere. Ma poi penso ai cinepanettoni e allora vabbè, mi arrendo, ciao scetticismo, tornatene pure nel tuo migliore dei mondi possibili, lascia spazio all'amara presa di coscienza.
Amara presa di coscienza: hai ventisei anni e te ne stai davvero davanti a uno schermo a versare lacrime. Voglio dire, tu sei vera, non ti sto guardando a mia volta attraverso uno schermo, tu sei reale, e ti stai realmente commuovendo. Per qualcosa che non esiste. Ho trascorso anni pensando che fossi tu a non esistere, e invece ti trovi davanti a me in carne, ossa e fazzoletti. Potrei mettermi a piangere a mia volta, oppure lasciare che il pianto ceda il passo a una ilarità sguaiata.
Ilarità sguaiata: ovviamente non in presenza della suddetta coinquilina ma, in separata sede, tra R: e me. Eppure, in quelle grasse risate, non riusciamo a non avvertire entrambe, amarognola come la fogliolina di rucola che non avevi notato, una sottile invidia.
Sottile invidia: magari sto usando termini esagerati, magari ci sono delle parole più adatte di "sottile invidia". Sì, è probabile che io stia indulgendo all'eccesso quando decido di usare "sottile" come aggettivo.

Ora: io non so se quelli sono veri o li pagano, o magari sono veri e li pagano. Ma quel che so è che ce li vendono per veri. Voglio dire che stanno lì a raccontare di un mondo in cui uno, uno qualsiasi, uno normale, a un certo punto deve dire a una che la ama e trova assolutamente normale, anzi bello, anzi poetico, anzi geniale, farlo davanti a dieci milioni di italiani.
A me, un mondo così, fa una tristezza bestiale. Non voglio che esista, non voglio che la gente pensi che esiste, mi indigna pensare che qualcuno voglia farci credere che esiste. Non so come spiegarlo, ma se tutto diventa show, se anche le pieghe più private della vita passano dall'altra parte, nel video, e nemmeno confezionate come storie, ma vendute come vita vera, da questa parte si fabbrica il vuoto pneumatico, si scolano i cervelli, si svuotano le parole, si sgonfiano gli istanti.
- A. B. -

2 commenti:

Narciso Grandioso ha detto...

Mi piacerebbe mangiare una pizza con l'autrice! PS: e non dirmi che la tua mail è pubblica perché mangiare una pizza via mail è un po' difficile... nel mondo reale...

Ginger Dalloway ha detto...

Ma anche a me piacerebbe mangiare una pizza con Narciso!
Il mondo reale mi piace, quello immaginario è troppo complesso ;-)