domenica 15 gennaio 2017

Mentre dormi

Svegliarmi, da piccola, quando tutti stavano dormendo mi dava una sensazione particolare, una sorta di se adesso dovesse succedere qualcosa, sarei l'unica ad accorgermene. Mica che quel qualcosa dovesse essere per forza brutto o bello, era semplicemente un qualcosa potenziale, che io sola avrei vissuto.
Ora al massimo potrei trovare George che dorme, ma tipicamente lui si sveglia sempre una decina di minuti prima di me. E allora per riuscire a rivivere quella stessa sensazione mi piace, d'inverno, uscire la domenica mattina, presto, quando le strade sono vuote e la luce fragile. Quando, come stamattina, la superficie del fiume che corre lungo la strada è ancora ghiaccio addormentato e, senza scorrere, non fa rumore.
Così lo guardavo e pensavo che a breve quel ghiaccio si sarebbe sciolto, e che non sarebbe stato più possibile vederlo; forse verso sera si sarebbe riformato, ma la luce sarebbe stata diversa, il giorno non sarebbe più stato nuovo, le cose e le ore successe l'avrebbero consumato. In modo simile il mare, all'alba, ha un carattere diverso da quello che mostra al tramonto: magari la luce è la stessa, magari la spiaggia è ugualmente deserta, gli scogli non si sono spostati, ma è come entrare in una stanza prima dell'inizio e dopo la fine di una festa, il vuoto e il silenzio non sono gli stessi, nel mezzo qualcosa è stato usato, esaurito, bisogna ricominciare.
Il mattino, col ghiaccio assopito e i rumori cristallizzati, il mattino ricomincia.


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