domenica 4 settembre 2016

L'empatia in pensione

Quando al liceo si presentava, con scadenza mensile, il compito in classe di italiano, andava sempre a finire che sceglievo la traccia di letteratura: d'altronde fare il tema di storia significava candidarsi volontariamente a un quattro. Quanto al tema di attualità, poi...
Forse a segnarmi indelebilmente, condizionando ogni mia scelta successiva, fu un tema libero che ci toccò svolgere non al liceo, ma addirittura alle medie. Avevo dodici anni, e una delle persone in classe con me ebbe l'idea di scrivere riguardo la (allora) recente morte di Yitzhak Rabin. Ricordo che pensai qualcosa che oggi potrei riassumere con un "Ma de che?", accompagnato da un leggero fastidio che eguaglia solo quello che provo quando sento la gente in tram o alla posta che si compiace di come saprebbe trovare una soluzione al problema dei migranti, alla questione palestinese, al calo del prodotto interno lordo, al prezzo dei carciofi e all'alopecia incipiente di Antonio, il portinaio.
È poco frequente, lo riconosco, sentirmi parlare di argomenti di attualità, figuriamoci se potrei scriverne. E con attualità non mi riferisco mica solo ai problemi da prima pagina dei quotidiani, nossignore: la probabilità di sentirmi argomentare riguardo al protocollo di Kyoto è paragonabile a quella con cui potrei esprimere un parere sulla qualità dell'esecuzione di un tuffo da trampolino durante le olimpiadi. È poco frequente sentirmi parlare di argomenti di attualità non solo perché ad ascoltarmi mi annoio da sola (ci sono persone che sono portate per parlare di cose serie, e per essere ascoltate), ma soprattutto perché per parlare o scrivere serve (servirebbe) avere un'opinione, e per avere un'opinione bisogna (bisognerebbe) essere competenti, e per essere competenti è (sarebbe) necessario possedere delle informazioni attendibili.
Tutto questo preambolo per dire che non esprimerò un'opinione sull'ultima campagna del Ministero della Salute. Solo mi chiedevo se i tizi che l'hanno pensata, mentre erano seduti attorno a un tavolo a partorire gli slogan e le immagini che hanno intasato i social negli ultimi giorni, se questi tizi, dicevo, avranno almeno tentato di mettersi nei panni di coloro che quegli slogan li avrebbero letti e visti. Perché questa cosa dello sforzarsi di guardare un evento con gli occhi di un altro, per immaginare cosa penserebbe e come reagirebbe, questa cosa alla quale sarebbe comodo dare il nome di empatia, non dovrebbe essere solo un fattore di sopravvivenza in un contesto competitivo. Questa empatia dovrebbe essere anche un modo, magari non per dedurre l'esistenza di un'anima, sarebbe troppo, ma almeno per evitare di far sentire inadeguato chi vorrebbe o non vorrebbe per esempio essere genitore, chi vorrebbe o non vorrebbe essere figlio, chi saprebbe o non saprebbe cosa dire, ad Antonio, quando lo si sente dall'androne che si lamenta dei capelli che cadono.

2 commenti:

Narciso Grandioso ha detto...

Giusto Ginger! Nessun rispetto per la maggioranza di noi! Quelli che un figlio lo avrebbero anche fatto volentieri in una società ben diversa da questa! In una società che veramente VUOLE più figli e che fa cose CONCRETE per agevolare le maternità e le paternità. Altri soldi (nostri) buttati in uno slogan pubblicitario INUTILE!
Del resto, dalla nostra Ministra Lorenzin io non mi aspettavo e non mi aspetto niente di buono. Intendiamoci, stiamo parlando di un degno successore di decine di Ministri che nel migliore dei casi erano solo incompetenti. Ma da una che dice che "“In Campania non si muore per i roghi tossici ma per gli stili di vita scorretti”...scusate... cosa possiamo attenderci. Io, personalmente, non molto...anzi. La campagna sulla fertilità è anche rivolta alle donne della 'terra dei fuochi'! Che facciano pure tanti figli e che si sbrighino perché l'orologio biologico corre veloce! Poi se questi figli sono malformi o se l'infertilità e gli aborti sono dietro l'angolo...la Ministra dice che basta fare uno sforzo sullo 'stile di vita'!

Ginger Dalloway ha detto...

Diciamo che quando ho visto che l'immagine scelta per la fertilità maschile era la buccia di una banana, grande Giove!, ho pensato che forse è il caso che qualcuno progetti un'estinzione controllata, altro che. O che a "sedersi attorno a un tavolo" era stato un gruppo di tredicenni lobotomizzati. E la lobotomia posso capirla. La mancanza di empatia, no.
Vabbè, poi sono cose più grandi di me ;-)