lunedì 11 luglio 2016

E.T., stattene a casa

I giornali di qualche giorno fa mi fanno presente che una certa sonda della NASA è arrivata dove doveva arrivare, e mi viene in mente Voyager, il programma. Quello delle sonde spaziali, non quello televisivo.
Suoni. Ci hanno messo dentro dei suoni. Non solo, ma anche. Due ore di registrazioni su un disco, il cui scopo sarebbe quello di farci conoscere, se putacaso un esserino verde in qualche galassia lontana lontana avesse un vecchio grammofono di nonno in garage. E sapesse come usarlo.
È una bella trovata, in fondo, mandare un campione rappresentativo di noi, così uno si fa un'idea e capisce un po' come siamo, cosa sappiamo fare, insomma, il nostro livello. No?
No. No, perché per come la vedo io abbiamo giocato sporco, abbiamo voluto far passare un sottotetto fatiscente per un'adorabile mansarda. E non lo dico tanto per i suoni naturali che sono stati scelti, ma soprattutto per quelli artificiali: al di là dei saluti in un po' di lingue più o meno attuali, è stata scelta una trentina di brani che comprende tre composizioni di Bach, due di Beethoven, una di Mozart e una di Stravinsky. Ecco, a me 'sta cosa sembra molto poco onesta. Perché, caro alieno che sei lì che ascolti il primo movimento del secondo concerto brandeburghese, devi sapere che queste qui sono quattro persone, quattro, su quante?, non lo so, su tantissime, io non ho idea di quante miliardate di uomini siano esistite ad oggi, ma la frazione "quattro su taaaante tante tante" è ridicola, irrisoria, infinitesima, insignificante, quindi mentre sei lì che fischietti il flauto magico devi pensare anche che non siamo tutti così, anzi, devi pensare che non siamo così, sennò rischi di crearti aspettative sbagliatissime, per onestà intellettuale avrebbero dovuto avvisarti che abbiamo anche gli enriqueiglesias e i gigidalessi, che ok che nel '77 ancora non c'erano, ma ci sono sempre stati, con altri nomi, altri sguardi da pesci lessi, altri ritornelli imbarazzanti, ma sono e sono stati molti molti molti di più dei quattro (quattro!) che ti abbiamo mandato.
Mi dispiace, non so quanti anni luce sarei disposta a farmi per sentire come suona Gould, ma, davvero, non è il caso, e non solo perché comunque saresti già in ritardo di più di trent'anni.

3 commenti:

eddiemac ha detto...

il problema di chi comunica con lo spazio, è che deve tenere conto del tempo. se rimangono a casa loro, in questo momento gli ufi stanno guardando i dinosauri. quando arriverà voyager, spero che ci saremo estinti pure noi

Ginger Dalloway ha detto...

Pare che anche i dinosauri avessero mandato una sonda con un disco. Roba molto primitiva. Ma nel frattempo si sono estinti.

Ginger Dalloway ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.