domenica 26 giugno 2016

Il gol di Jacopo

Dieci di mattina di un sabato come un altro, se non fosse che sto prendendo un treno che a buon diritto si definisce interregionale.
È importante, ogni tanto, chiudersi per un po' di tempo in un qualche mezzo pubblico a caso. Mica tanto per il Viaggio o per il significato che a esso si accompagna, nossignori. Piuttosto perché è un po' come andare allo zoo: si paga un biglietto, si entra, e si ha l'occasione di osservare comportamenti di esemplari faunistici ai quali sarebbe buona regola non gettare noccioline.

Se nei quattro posti adiacenti a quello che hai scelto si siede la più classica delle famiglie (madre, padre, ragazzina adolescente e bambino spannometricamente undicenne), fai fatica a prevedere immediatamente il livello di rumorosità che accompagnerà la prossima ora: potrebbe succedere tutto e il suo contrario. Non sono i quattro regazzetti indemoniati e portatori sani (?) di inutili urla, né il poker di cinquantenni ringalluzzite dalla gitarella del finesettimana. Quindi aspetti, un po' sospettosa, certo, e indecisa: sarà il caso di recuperare gli auricolari, o si può confidare nella buona sorte e tentare di evitarsi la fatica di cercarli, già sapendo che saranno sicuramente imbrigliati e seppelliti nel fondo più inaccessibile della borsa?
Ma la Pigrizia ha delle ragioni che la Ragione non può comprendere, quindi ciao auricolari.
Le cose si mettono bene: la ragazzina guarda fuori dal finestrino, tranquilla, e il bambino gioca col tablet, dai commenti che fa dev'essere concentrato su un videogioco di calcio. I genitori parlottano. Tutto regolare. Tutto sostenibile. Tutto ...
Suona un cellulare. È quello della madre.
E si rompe l'incantesimo.
Meucci, pover'uomo, avrebbe dovuto spiegare meglio l'essenza della propria invenzione più famosa, che non è tanto quella di poter parlare a distanza, ma piuttosto di poterlo fare come se questa distanza non ci fosse. In altri termini, col telefono viene meno l'esigenza di urlare. A me sembra una cosa geniale e fondamentale. Tanto fondamentale quanto, evidentemente, sconosciuta.
E così vengo a sapere che la mia involontaria compagnia di viaggio si è candidata alle recenti elezioni amministrative raccogliendo peraltro un numero di voti non irrilevante ma questo non significa certo che lei intenda togliere tempo al proprio lavoro nel quale è giusto dirlo le si stanno aprendo delle belle opportunità di carriera e di crescita professionale e per la prossima settimana sarà senz'altro necessario organizzare una riunione con Tizio e Caio perché prima non è stato possibile dato che la settimana scorsa era in ferie in Grecia però eventualmente già questa sera stessa ci si potrebbe incontrare anche solo per un aperitivo tanto comunque dovrà uscire di casa per accompagnare Jacopo alla festa di compleanno di una compagna di classe e prima senz'altro bisognerà riuscire a prenderle un regalo almeno per ...
"Gol!"
"Jacopo! Zitto! Non urlare che dai fastidio!"

Ecco. Avrei voluto, sinceramente, farmi carico di un'istanza difensiva nei confronti del povero Jacopo e della sua piccola manifestazione di entusiasmo, son quaranta minuti che è lì che spippola silenziosamente col tablet, ha fatto un gol, uno!, s'è silenziosamente impegnato, partendo dalle retrovie, con silenziosa tenacia e silenziosa umiltà, c'è riuscito, chissà il prossimo quando gli ricapita, e tu è da mezz'ora che berci e starnazzi... Ma in quel momento un bip sinistro ha fatto capire a tutti che la batteria di uno strumento elettronico era ormai scarica.
Se ci fosse una Giustizia, a tirare le cuoia avrebbe dovuto essere senz'altro la batteria del telefono della madre, che invece continuava indefessa a elargire energia.
Così, di fronte a un Tribunale tanto parziale, mi sono tenuta la mia arringa e ho raccattato gli auricolari.

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