lunedì 22 febbraio 2016

George, i cavalli da corsa e il suonatore Jones

Stavamo chiacchierando senza impegno, George e io, di un libro di McCourt che Cinque mi regalò alcuni anni fa. Non eravamo ancora a metà della prima birra, quando George mi bloccò su una frase a cui è particolarmente affezionato: È permesso dire che vuoi bene a Dio, ai neonati e ai cavalli vincenti, ma tutto quello che non rientra in questi casi è segno che ti manca una rotella.
"Bene, dal dopoguerra irlandese al nostro adesso, mi chiese, pensi sia cambiato qualcosa? E soprattutto, non trovi che sarebbe corretto tanto l'aggiungere quanto il togliere voci alle tre categorie? Credi che sia più grave il non poter dire di amare qualcosa che non rientri nei tre casi, o piuttosto non è altrettanto doloroso il non potersi affrancare liberamente dalla triade, tutta o in parte? Non il denaro, né l'amore, né il cielo. I cavalli da corsa, i neonati, Dio."

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