giovedì 5 novembre 2015

Risposte corrette a domande sbagliate

Era certo che tra gli insegnamenti incorretti che gli erano stati propinati fin da piccolo ci fosse quello secondo il quale non esisterebbero domande sbagliate. A onor del vero si rendeva pur conto che lo scopo era stato senz'altro nobile, un ammirevole tentativo di convincimento a essere curioso e a chiedere sempre il più possibile. Ma erano gli anni in cui stava imparando ad andare in bicicletta, e ogni volta che si trovava a perder l'equilibrio e finire malamente per terra si sentiva chiedere Oh, sei caduto?, e più che alle ginocchia e ai palmi sbucciati pensava a quella domanda che, sì, francamente gli sembrava alquanto sbagliata.
Poi era cresciuto, le cadute, quelle fisiche, si erano fatte via via meno frequenti, sostituite da altre di natura meno corporea. Ma anche qui, assieme al dolore contingente, pensava anche a quella domanda, a quell'inutile Oh, sei contento, adesso?, all'insulsa insensibilità che portava in dote, alla quale faceva fronte con un inossidabile controllo di sé.
Sempre che la marea delle paure notturne non sfondasse l'ultima paratia.

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