giovedì 1 ottobre 2015

Il mio amico George (21)

Adoro non reggere l'alcol. Mi basta una birra media, neanche tanto forte, e già parole e pensieri si fanno meno energici e convinti. George lo sa, e credo sia per questo che l'ultima volta che ci siamo visti ha aspettato che la mia Triple Diamond fosse quasi finita prima di raccontarmi che

"Di', te la ricordi **** ?"

Se me la ricordavo... I miei pensieri saranno anche stati rallentati, ma un riflesso era partito immediato, facendomi sperare che non avesse provato a cercarla ancora, visti i tempi di disintossicazione che poi, lo conosco bene, sarebbero seguiti.

"Sì, ho provato a chiamarla, ma c'era solo la segreteria. E ho lasciato che andasse, pur senza dire nemmeno una parola. Stavo solo trattenendo il respiro, e intanto pensavo che, andiamo!, so che ci sei, premi quel tasto e rispondi, su, limitati a mentirmi dicendomi qualsiasi cosa, anche chiacchiere senza senso, andrebbero bene anche quelle. Come faccio a comportarmi come se nulla fosse, potresti chiedermi, e se me lo chiedessi, beh, forse ti direi che porto con me una serie di battute già sperimentate, per simulare tutte le risate che metto assieme alla meglio. Ma non sono io. Io mi sento piuttosto come un incidente rivisto al rallentatore, e mi perdo nei cerchi che il bicchiere del caffè lascia sul tavolo, sull'alito che appanna il vetro se mi avvicino alla finestra".



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