martedì 7 luglio 2015

La nausea in testa - Il mio amico George (20)

Dal terrazzo della casa di George, lasciando scivolare gli occhi sul verde del piccolo parco del quartiere e sulle strisce livide che incupiscono il tramonto di stasera, si indovinano, senza vederle, quotidianità e vite altrui.
Mi tornano alla mente, un po' per contrasto, un po' per una predisposizione ad aprire casualmente cassetti della memoria, le descrizioni delle sere indiane che ci spediva il cugino di mio padre: arrivavano da Benares, la città sacra degli induisti, cartoline scritte con una grafia microscopica e fittissima che raccontava i rumori delle scimmie che correvano sui tetti delle case e i cieli, ardenti di colori intensi come braci. Era l'intellettuale, il matto della famiglia. E lo era davvero: avevo otto anni quando mi consigliò di leggere un romanzo di von Eichendorff, di cui, ricordo bene, non intuii il senso, dato che a mio avviso non succedeva nulla.
Interrompe questo mio ciondolare tra i pensieri l'arrivo di George, che mi porta una birra e una domanda, alla quale non so trovare risposta migliore di un intraducibile È come avere la nausea in testa.
"Mia cara, capisco perfettamente. La soluzione è l'equivalente di due dita in gola. Ma temo che l'ippocampo sia un po' difficile da raggiungere".

2 commenti:

Acquerellopastello ha detto...

Ho scoperto da poco il tuo blog... sto leggendo a random direi, senza alcun preciso senso o ordine cronologico.
Mi piace quello che scrivi, il demerito mio e non tuo consiste nel fatto che mi invogli a ripeterti, tornando anch'io a scrivere, in ogni dove e nel piccolo spazio infinito di tempo, come anni fa. Sei la causante di un dramma intimo, è bene tu lo sappia :-)
Buona serata, buoni sogni, buonissime interminabili soste al limitare dei giorni. Che non ricorderemo, forse.

Ginger Dalloway ha detto...

Ma sarebbe un bel dramma, non credi? :-)
Non è sempre che "Se son d' umore nero allora scrivo / frugando dentro alle nostre miserie: / di solito ho da far cose più serie, / costruire su macerie o mantenermi vivo..."
Spesso è puro piacere. Buon secondo inizio, allora!