giovedì 2 luglio 2015

È troppo, capisci?

L'aria era pallida di afa, e satura. Chiusi gli occhi, per non sentire che lo stridio delle cicale e il sudore che, gocciolando, mi rigava la schiena. Se li avessi aperti avrei di certo visto che l'orizzonte vibrava di caldo, e in quell'atmosfera onirica avrei capito che l'equilibrio precario su cui fino ad allora avevo creduto di muovermi era una fata morgana, un subdolo incantesimo, un'allucinazione alla quale il mio sguardo si era affidato, ingenuo.
Mi dicesti che avevi deciso di svegliarmi nel momento in cui mi avevi sentito chiedere È troppo, capisci? 
Così il tuo risveglio, imprevisto. E, talvolta, l'abbandono a un'irrisolta malinconia.

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