mercoledì 3 giugno 2015

Un tram che si chiama Imbarazzo

Diciotto.
I minuti di percorso in tram che separano la fermata sotto casa da quella della stazione dei treni sono diciotto. E quei diciotto minuti decido spesso di trascorrerli in piedi per evitarmi l'annoso problema dell'alzarmi per cedere il posto ad altri. Facciamo che il posto non lo prendo fin dall'inizio, e tutto diventa più facile, non devo star lì a ogni fermata a valutare l'età media di tutti coloro che entrano, i loro acciacchi, le loro gravidanze e così via. Salgo, cerco un punto di appoggio e, lungi dal sollevarci il mondo, mi ci appoggio. In piedi.
Prima provavo a fare attenzione agli anziani e alle donne in evidente stato interessante, e sia chiaro che con evidente intendo davvero evidente, diciamo dal nono mese in poi, ché la gaffe si acquatta, pronta a spiccare un balzo felino ruggendo un terribile "Ma non vedi che è il taglio del vestito, cretina!"
Ero arrivata a ipotizzare un codice di colori, una scritta in fronte, magliette, magliette per tutti, con uno stato tipo "Hey there! I'm using my old age""Non sono gonfia, sono in 18 settimane""Solo posti solidali al senso di marcia", e così via.

Lunedì scorso, in quei diciotto minuti, due scene imbarazzanti.
Scena numero uno: sale una signora anziana, piccoletta, con bastone, un po' impacciata nei movimenti, e la simil-quarantacinquenne seduta vicino al mio punto di appoggio scatta in piedi come una molla.

"No ma non serve grazie, sto in piedi."
"Ma signora, scherza?, si sieda lei!"

"No, davvero, grazie, preferisco così."
"Ma ci mancherebbe altro!"
"Guardi... Ho problemi a sedermi. Purtroppo devo stare in piedi..."
"..."

Un nume pietoso avrebbe fatto calare un sipario, ma evidentemente il nume in questione o non aveva un sipario a portata di mano, o non si sentiva pietoso, o era in altre faccende affaccendato. La simil-quarantacinquenne si siede nuovamente e scende alla fermata successiva, non si sa se perché era effettivamente arrivata o perché aveva il biglietto solo per sé, ma non per il proprio disagio.

Scena numero due: entra un presunto sessantacinquenne, e una signora dall'età non pervenuta (diciamo che non era adolescente, via), sorridendogli, si alza.

"Ma no, grazie..."
"Ma si immagini, io sono più giovane!"

Nella mia immaginazione si stava facendo buio su tutta la terra. Stavo cominciando a sudare, il mio sistema neurovegetativo non sopporta certe scene. D'altro canto ero anche pronta a godermi la scena munita di apposito secchiello di pop-corn, magari cercando di evitare gli schizzi di sangue che sarebbero sicuramente seguiti. E invece, colpo di scena!, il presunto sessantacinquenne sorride, ringrazia, si siede, e non fa scorrere sangue.
Ripongo i miei pop-corn e penso che tutto dipende dal fatto che si trattava di un uomo. Forse.

E, finalmente, la stazione.

Nessun commento: