“Oh, adesso non cominciare, lo so che i tulipani sono il tuo secondo fiore preferito, non serve che tu me
lo dica, mia cara, chiunque ti conosca meno che trascurabilmente lo sa. Ma d’altro
canto dove li trovo dei papaveri californiani? A volte, absit iniuria verbi, hai dei gusti così discutibili…”
Stavo sbottando in un prevedibile "Verbis, con la esse", ma mi sono
morsa in tempo la lingua, accorgendomi che era un bluff, George sa come distrarmi, tipicamente o dicendo frasi latine sbagliate, così da punzecchiarmi e vedermi
abbassare lo sguardo, o citando Kowalski, il pinguino cinico di Madagascar.
“Sai una cosa, sono stremato, in ascensore ho dovuto
parlare del tempo con un tizio che saliva all'ultimo piano, meno male che abiti solo al secondo, così ha fatto appena in tempo a dirmi che
spera che arrivi presto il caldo, ma che intanto godiamoci le giornate più
lunghe e guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Il bicchiere mezzo pieno? Santo cielo, ma… Ero tentato
dal bloccare l’ascensore per spiegargli che dovrebbe svincolarsi da questa
sciocca prospettiva, per tuffarsi senza pensarci troppo in una geometria alternativa,
che noioso euclideo!, una geometria dove la metà vuota non sia uguale alle metà
piena, ma molto molto più grande. Cambiare metrica. O cambiare bicchiere, e
sceglierne uno più capiente, un boccale da birra, che subito sembrerebbe quasi
completamente vuoto. A proposito, hai mica una birra?”
No, sono stata costretta a riconoscere che non ne
avevo, in casa, e che avevo pure freddo.
“Ma perché non ti fai un bagno caldo, così ti passa il freddo e ti rilassi? Ovviamente hai appena mangiato quindi probabilmente moriresti, ma... Senti, davvero non hai una birra? Nelle tue condizioni? Mia
cara, devi essere impazzita! Si è mai sentito di un diabetico che non abbia
dell’insulina in casa? Mettiti la giacca che usciamo, ho avuto la fortuna di trovare parcheggio qui
vicino. Però non prendiamo l’ascensore, questa volta, per scendere”.
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