venerdì 6 marzo 2015

Il mio amico George (11)

Ieri, una di notte, e Morfeo non ne voleva sapere. Non mi innervosisco, in questi casi, niente lotte tra me e le lenzuola, prendo la cosa come viene, e penso alla teoria di caffè che popoleranno la mia giornata successiva. Se me ne ricordo, magari, provo a chiamare George, in genere siamo sincronizzati, nelle nostre sporadiche notti insonni.
Ieri, manco a dirlo, lo eravamo. Nel giro di un paio di squilli già mi aveva risposto.
"Dammi un secondo che recupero gli auricolari, ti dispiace?, così riesco a continuare a montare la scarpiera nuova". All'una di notte. Sta messo peggio di me. Sento che si allontana, canticchiando distratto ...ho bisogno di gelarmi e poi bruciare... e intanto penso che io ho bisogno di dormire, anche se c'è più fascino nel gelarsi e bruciare.
In quella mi accorgo che ho quasi esaurito la batteria del telefono, che adopero anche come sveglia, e che ho dimenticato in ufficio il caricabatterie.
"Non vedo dove sia il problema, domattina passo sotto casa tua e ti tiro sassi alla finestra. Alle sette e mezza va bene? Tanto, il pensiero a cui ti allacci sarà già sveglio da un paio d'ore. Per quello temo di non averne, di sassi".

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