giovedì 6 novembre 2014

Un bilancio color Lindor

Dato che le settimane a venire mi scivoleranno via sfinendomi come solo le domande senza risposta sfiniscono, so già che mi troverò a Natale senza rendermene conto. Probabilmente non ha molto senso pensare al Natale adesso, ma sto adottando la tattica dell'accoppiata "lasciar girare il cervello a vuoto" e "scrivere cosa è stato prodotto dall'aver lasciato girare il cervello a vuoto", perché è una delle poche attività che mi rilassano quando sento che l'ansia sale tipo conato di vomito. E quindi riflettevo, anche se in modo tutto sommato vago, sul Natale, e sulle cose che gli si accompagnano e che non sopporto. In primis i Lindor. Sono bellissimi, certo, mi riempirei casa di tutte queste perfette e luccicanti palline colorate; quanto però a scartarne e mangiarne uno, ahimè, questo è un ostacolo che non mi sento di affrontare. In conclusione, non mi piacciono i Lindor. Non mi piacciono neanche i buoni propositi per l'anno a venire, e men che meno i bilanci da farsi sull'anno che si chiude. Bilanci... La settimana scorsa Pibi mi ha chiesto se ho preparato un foglio excel a due colonne, una per i pro e una per i contro del mio cambiare lavoro / casa / città. Ovviamente un'idea del genere non mi era passata nemmeno lontanamente per la testa, e dopo che lui me l'ha formulata l'ho vista allontanarsi, se possibile, ancora di più. Bilanci? Mio dio!, passo gli anni nel tentativo (per il momento riuscito) di coltivare la mia capacità di invecchiare senza diventare adulta, e mi si chiedono bilanci... Non cerco alcuna forma di sovradeterminazione per il mio comportamento, non mi interessa sapere se e perché mi comporti così, semplicemente i bilanci non li faccio, piuttosto ostinatamente li ignoro, evitandomi il rischio di accorgermi che a volte faccio scelte suscettibili di miglioramento.

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