domenica 23 novembre 2014

Il mio amico George (10)

"Ti sembrerà che stia usando toni immotivatamente onirici", mi disse George alcuni giorni fa, rilassato sul divano, lo sguardo perso fuori dalla finestra, nonostante fosse già buio. "Potresti avere ragione, forse sono un tantino visionari e drammatici, ma ti assicuro che la sensazione era che nonostante credessi di stare seguendo un cammino che avrebbe dovuto farmi allontanare, beh, la sensazione era che non avrei potuto sceglierne uno che più di quello finisse per portarmi ancora più vicino al punto di partenza. E a bloccarmi, impedendomi di allontanarmi, era proprio l'idea di partire lasciando il resto alle spalle. Come se solo chi fosse già felice potesse allontanarsi, ma di rimando solo coloro che fossero già lontani potessero essere felici. Hai presente quando devi far alzare una mongolfiera...". Qui avrei voluto interromperlo per fargli notare che no, non avevo mai avuto esperienza diretta e quindi non potevo vantarmi di avere presente. Ad ogni modo, lo lasciai proseguire.
"Una sorta di tacita follia di sottofondo, che affiorava solo in brevi istanti di amabilmente sgradevole discontrollo, mi appesantiva. Ora è come se avessi slegato dalla mongolfiera i sacchi di sabbia, di dolore, di ricordi".
Si riscosse, riportando lo sguardo dentro la stanza.
Di lì a non molto se ne sarebbe andato.

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